Pompilio: sullo Sprar molto rumore per nulla

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CASTROVILLARI – Ha deciso di prendere parte al dibatitto politico in atto sulla nascita dello Sprar, voluto dall’Amministrazione a guida Lo Polito. Il segretario del Pd, Antonello Pompilio, insieme al segretario del circolo, Rosanna Guaragna, ha sottolineato «come sia errata l’informazione su questo progetto che l’amministrazione comunale di Castrovillari ha adottato per tutelare il territorio e rafforzare la sua coesione con esso». Al di là delle singole convinzioni «sarebbe auspicabile che, prima di prendere una posizione» chi interviene «conosca i termini del problema ed il senso delle iniziative che si assumono». La città di Castrovillari si prepara ad accogliere circa 20 unità che si tradurranno in 4 o 5 nuclei familiari, in base al numero dei componenti delle famiglie. Il ministero ha stabilito che, per ogni unità, «erogherà una cifra pari ad € 40 al giorno a persona (si badi che sarà il ministero e non il comune), che dovranno essere spesi per garantire il minimo dei servizi riconosciuti alla persona. Il comune potrà partecipare con un massimo del 5% che potrà essere offerto in servizi e non in denaro. Ciò significa offrire la possibilità di seguire un corso d’italiano, che potrà essere tenuto da realtà associative già presenti sul territorio; offrire assistenza giuridica, utilizzando quei professionisti che vorranno mettere a disposizione la loro competenza, nonché assistenza sanitaria». L’adesione di Castrovillari allo Sprar può «creare le basi per una ormai necessaria integrazione tra popoli diversi che da sempre ha portato ad arricchimenti culturali e scambi proficui. Dovremmo guardare con entusiasmo a questa possibilità anche perché i comuni che hanno aderito prima di noi come Cassano jonio, San Basile, Civita, Cerchiara riescono già ad interagire con questi nuclei familiari tanto da aver avuto l’opportunità di creare momenti di incontro sotto forma di feste di paese». Molto spesso le paure sono «frutto di cattiva e/o parziale informazione per cui è opportuno non alimentarle ma razionalizzarle con una maggiore informazione e con il ricordo della nostra storia. Si tratta pur sempre di persone costrette a lasciare il proprio paese per difendere la propria esistenza. Pensare e far credere che 20 persone, solo 20 persone, e tra questi anche bambini, possano toglierci, strapparci, opportunità di lavoro è errato. Cosi com’è errato pensare che queste 20 persone possano rappresentare una minaccia per ognuno di noi. Accoglierli è un segno di civiltà oltrechè un’opportunità. Come noi lo siamo per loro».