Le primarie avevano un problema: non erano taroccate

pompilio antonello big

pompilio antonello big

 

CASTROVILLARI – Scende in campo il segretario del Partito Democratico per “difendere” la validità delle Primarie del 22 febbraio. E lo fa con una forza che mai prima d’ora gli avevamo riconosciuto. Perchè quanto messo in piedi dal delegato della candidata Mariella Saladino, Antonio Stabile, e da lei stata è una «rappresentazione disdicevole! di quanto, nel circo mediatico, da entrambi alimentato. Lo dice senza peli sulla lingua Antonello Pompilio che, intervenendo nella diatriba di questi giorni, su ricorsi annunciati ma mai ancora effettivvamente presentati, alla commissione provinciale e non a quella cittadina, che dovrebbe invece essere investita di una eventuale perplessità rispetto al voto espresso, ricorda che quanta sta accadendo in queste ore «legittima le opinioni di chi diceva: non avevamo dubbi. Se non fosse stata candidata il circolo sarebbe stato reo di frapporre ostacoli al rinnovamento; ora che s’è candidata ed ha perso, nettamente, e senza discussioni, è stata vittima di brogli. Ed allora, se si contesta la platea elettorale ammessa alla registrazione ed al voto, lo si deve fare prima che si svolga la consultazione; e se si ritiene che il regolamento violi le più “elementari regole di tenuta delle elezioni”, lo stesso dev’essere impugnato alle istanze superiori sempre prima della consultazione. Non si possono accettare le regole del gioco, perdere e poi dire che le regole non erano buone». Un concetto «davvero originale» quello della «responsabilità e di amore verso il proprio partito e, nel contempo, il richiamo al rispetto delle regole che promana dal delegato della candidata “renziana” alle primarie per la scelta del candidato Sindaco del comune di Castrovillari e dalla candidata stessa». Il primo facente parte della commissione di garanzia delle primarie, quale delegato della candidata Saladino, «sebbene avvertito, come gli altri» – racconta Pompilio – non si sarebbe presentato alla riunione per la proclamazione dei risultati ed il giorno successivo avrebbe preannunciato «ricorso, senza chiarirne i motivi» chiedendo però «la sospensione della proclamazione già avvenuta». Non contento avrebbe poi chiesto alla commissione provinciale, «che non c’entra nulla perché non c’è una pronuncia di quella di 1° grado» di verificare gli atti. Salvo poi aggiungere «che per salvaguardare l’immagine del partito chiede la riservatezza e l’uso interno dello pseudo-ricorso ma, successivamente, proprio lui lo manda alla stampa denunciando irregolarità palesi ed occulte». La Saladino, invece, «richiamandosi compulsivamente al rispetto delle regole, afferma di non esser abituata alle risse, s’indigna perché non vuol esser coinvolta in “canee politiche organizzate” senza sapere che la canea la sta organizzando proprio il suo delegato il quale, preannunziando un ricorso, che ancora attendiamo, getta discredito sul suo partito e sui volontari che hanno prestato gratuitamente e limpidamente la loro opera al servizio della democrazia cittadina». Pompilo sottolinea infatti che «gli interventi pubblici sulla stampa, finora, sono tutti riconducibili al suo delegato ed a lei». Nel merito delle oaservazioni posti «se si ritiene che le modalità con le quali si sono svolte le elezioni primarie, le operazioni di registrazione degli elettori, le corrispondenti modalità di espressione del voto siano illegittime, si tratta evidentemente di violazioni non occulte ma palesi che i rappresentanti della candidata, in deroga al regolamento non iscritti, perché gli iscritti non la garantivano a sufficienza, avrebbero dovuto segnalare a verbale e contestare la sera stessa. Come si fa in tutte le democrazie. Non esiste, in nessun sistema giudiziario, men che meno in quelli europei ma neanche in quelli meno progrediti, un accesso agli atti, non d’una pubblica amministrazione, ch’è cosa diversa, ma di materiale elettorale. Questo va, invece, verificato, dopo la presentazione d’un ricorso, nel contraddittorio tra le parti dinanzi all’organo giudicante. Queste le elementari norme che regolano in genere le competizioni elettorali e che sono richiamate nel regolamento approvato». Ma le primarie del 22 febbraio scorso sono state «un grande successo di popolo: non ci sono state file né di cinesi, ne di tailandesi né di afgani ne di sedicenni ma di una variegata e composita rappresentanza dell’elettorato castrovillarese che ha scelto chiaramente e nettamente Lo Polito. Non per qualche voto ma per qualche centinaio di voti. E tutto è avvenuto alla presenza costante dei candidati, dei loro rappresentanti nei seggi, del segretario di circolo e di federazione, del vice presidente del collegio di garanzia locale e del Presidente di quello d’Appello. E dinanzi alla televisione ed alla radio. Con l’impegno di tesserati del PD e del PSI che sono stati per circa 15 ore impegnati nelle attività di registrazione e di spoglio. Ci sarà stato anche qualche errore, qualche elettore del centro destra, qualche provocatore che ha cercato l’incidente, ma tutto s’è svolto correttamente e limpidamente. Tant’è che nessuno ha avuto da ridire o ha segnalato irregolarità. Il dopo non appartiene alla civiltà del circolo di Castrovillari ma a chi non vi è mai appartenuto non è in sintonia con i suoi valori e non lo sarà mai. In effetti queste primarie un problema ce l’avevano davvero: non erano taroccate».