Quella notte ha segnato per sempre la loro vita. La forte scossa di magnitudo 5.0 che colpì il Pollino ed in partciolare Mormanno, li lasciò senza casa, interessata da danni che ne compromisero l’abitabilità. Dieci anni dopo quella drammatica notte del 26 ottobre la famiglia di Carmelo Aiello è ancora senza casa. In occasione del decennale del terremoto del Pollino sul palazzo, nel cuore di Mormanno, hanno esposto uno striscione “Dalle ferite del terremoto allo scempio dei lavori fatti. Ridateci la nostra casa”.
Un grido di dolore di chi da tempo attende di poter ritornare ad abitare dove sognava un futuro ed ancora si trova senza la possibilità di poter esercitare questo diritto. Perchè nonostante i lavori della ristrutturazione sull’abitazione, condotti dalla ditta ed i tecnici incaricati dal comune di Mormanno (che ha gestito direttamente le somme del sisma del Pollino assegnate dalla Protezione Civile nazionale alla Regione Calabria), e la revoca da parte del sindaco dell’ordinanza la casa non è ancora abitabile.
Per dimostrare alla cittadinanza che la sua abitazione è ancora un cantiere che necessita di molti altri interventi per essere resa abitabile Carmelo Aiello ha provocatoriamente invitato i cittadini di Mormanno ad entrare nella sua dimora. I soldi per il consolidamento dello stabile e la messa in sicurezza di tutte le abitazioni non sono stati sufficienti a completare tutto ciò che doveva essere fatto e Aiello denunicia che ora «l’appartamento è rimasto rustico, senza impianti ne servizi» e che ora dovrà provvedere di tasca sua per rendere la casa abitabile.
La loro abitazione era stata acquistata nel 2006 proprio nel centro di Mormanno. A quella dimora avevano dedicato tanti sforzi per renderla bella secondo i propri gusti con tanti lavori di ristrutturazione. «Ci siamo goduti la nostra creatura per soli cinque anni». Poi la scossa del 2012 rese la casa inagibile. Il sindaco dell’epoca firmò l’ordinanza che li costrinse a lasciare Mormanno e l’inizio di quello che definiscono «il calvario» al quale si è aggiunta la beffa del giugno scorso, quando il comune ha firmato la revoca dell’ordinanza di dieci anni fa dichiarando però che «presa d’atto dell’avvenuto ripristino dell’immobile dal punto di vista sismico non ne dichiara nè la conformità edilizia nè l’agibilità dello stesso».
Si riapre cosi la ferita di quella tremenda scossa che cambiò per sempre la loro vita e che oggi li rende ancora costretti a rimanere affittuari. Senza sapere se e quando avranno possibilità di tornare a vivere quella casa che hanno sempre sognato nel cuore del loro paese.