Tentarono di uccidere Antonio Recchia, restano in carcere

carcere castrovillari

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CASTROVILLARI – Erano finiti in manette perché accusati di aver tentato di colpire a morte Antonio Recchia al termine di un alterco per motivi familiari. Maurizio Tancredi in concorso con Stiven Recchia lo scorso 23 dicembre avevano esploso due colpi di fucile da caccia, di cui uno ad altezza uomo, contro la loro vittima provocandogli ferite multiple alle caviglie ed ai piedi. Non erano riusciti nell’intento mortale solo perché la vittima ebbe una pronta reazione, nascondendosi dietro un pilone di cemento e per l’arrivo della moglie della persona offesa. Secondo il giudice l’agguato avvenne per «futili motivi» a seguito di una lite insorta tra la figlia di Maurizio Tancredi – nonché compagna di Stiven Recchia – e la figlia di Antonio Recchia. Erano finiti in carcere ma il legale del Tancredi era ricorso in Corte di Cassazione per avversare l’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva confermato la misura cautelare in carcere, motivandola per violazione di legge, mancanza , contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione con riferimento alla ritenuta sussistenza del delitto di tentato omicidio in luogo del reato di lesioni personali: l’analisi degli elementi oggettivi del fatto per come concretamente si è svolto dava la possibilità di una qualificazione giuridica propendente verso il reato di lesioni personali; l’arma utilizzata non era idonea trattandosi di un fucile caricato a pallini di piccolo taglio; la distanza tra lo sparatore e la vittima doveva quantificarsi in 25 mt.. Ma secondo gli elementi in possesso della Corte il ricorso è stato rigettato in quanto ritenuto infondato. Il Tribunale del riesame confermò la sussistenza del delitto di tentato omicidio in ragione della idoneità dell’arma impiegata (fucile da caccia caricato a proiettili multipli), a cagionare effetti letali, come risultò dal referto medico attestante la presenza di più fori dì entrata e di uscita alle caviglie e ai piedi oltre alle dichiarazioni della persona offesa Recchia Antonio il quale riferiva che Tancredi gli aveva puntato il fucile ad un distanza di circa 3/4 metri, e mentre proferiva la frase «ti faccio vedere io chi sono i malandrini di Castrovillari» esplodendo il primo colpo d’arma da fuoco. Secondo il giudice la raffica plurima di colpi d’arma contro la persona offesa non può «escludere affatto l’evento mortale».