Stangata trasporti: in Calabria aumenti fino al 50%, associazioni sul piede di guerra

treno moderno

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L’aumento esorbitante degli abbonamenti ferroviari regionali di Trenitalia ha «una ragione di fondo chiarissima». Lo dice l’associazione Fuori Binario che nelle ultime ore, esaminando due delibere della Giunta Regionale del 2019, quindi a firma della precedente Amministrazione Oliverio, ha chiarito che l’inusitata e improvvisa stangata sarebbe la risultante di «un contratto capestro che obbliga la Regione a un adeguamento delle tariffe esagerato e inaccettabile».

Senza ricorrere a cifre e formule, è sufficiente dare un’occhiata alle tariffe applicate per gli stessi abbonamenti chilometrici nelle altre Regioni, facilmente consultabili da tutti (non lo stesso si può dire per le sopracitate delibere): «le tariffe applicate in Calabria sono tra le prime (primissime) più alte in Italia, al di sopra di Veneto e Lombardia» scrivono Salvatore Stumbo, e Anna Maria Russo, rispettivamente presidente e vice presidente di Fuori Binario.

Il tutto a fronte di un «servizio non certo eccelso (anzi, piuttosto carente e mediocre, soprattutto in alcune aree della Calabria) e a fronte di un reddito pro capite dei calabresi che figura tra i più bassi del Paese». Con questi prezzi «i lavoratori calabresi non ce la possono fare a sostenere aumenti di nessuna entità» scrivono ancora i referenti dell’associazione chiedendo al Presidente Occhiuto e all’assessore Orsomarso «di approntare provvedimenti correttivi che possano ridare tranquillità ai pendolari calabresi. Se è giusto un adeguamento che questo si riduca a misure sostenibili. Aumenti del 40/50/60 % non sono accettabili, né degni di un’Amministrazione che ha a cuore i propri cittadini in un momento di estrema difficoltà. Chiediamo un atto di sensibilità alla Regione Calabria e di vicinanza a chi lavora e fa sacrifici immani per recarsi sul posto di lavoro percorrendo centinaia di chilometri su treni vecchi e linee obsolete».