Ss534. Autoconvocazione sotto la sede di Anas a Cosenza

ss 534

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COSENZA – I Sindacati di categoria del settore delle costruzioni hanno deciso unitariamente di autoconvocarsi con tutte le maestre edili del cantiere della Ss 534 presso la sede di Anas a Cosenza martedì 8 marzo. Una decisione «scaturita – scrivono Di Franco, Venulejo e Marte, segretari comprensoriali di settore per Cgil, Cisl e Uil – a seguito delle mancate risposte da parte di Anas circa i pagamenti delle maestranze relative al mese di Dicembre 2015 e Gennaio 2016 nonostante sia stata attivata e siano anche scaduti i termini della procedura che prevede l’intervento sostitutivo della stazione appaltante ex d. P.R. n. 207/2010». Nei giorni scorsi proprio ad Anas era stata inviata una nota per conoscere i tempi del pagamento sottolineando il «forte disagio delle quasi 200 maestranze e delle loro famiglie che dal mese di Dicembre non percepiscono nessun salario». Si tratta dei lavoratoti, della Vidoni spa e del consorzio Firmo-Sibari Scarl, che da quasi due anni sono impegnati nei lavori di costruzione della importante arteria. La situazione è «precipitata a seguito del blocco dei lavori scaturito dalle difficoltà economiche dell’ impresa esecutrice dell’ opera (Vidoni spa) che hanno successivamente portato ad una rescissione contrattuale. Ad oggi quindi le maestranze non solo vivono il dramma economico del mancato pagamento dei salari ma anche quello dell’ incertezza circa la continuità lavorativa». I Sindacati dichiarano di non comprendere l’atteggiamento di Anas che a prescindere da tutte le vicende del cantiere «non può esimersi dal dare risposte certe circa i pagamenti delle maestranze nell’ ambito del suo ruolo di stazione appaltante. Avremmo preferito, come da noi richiesto, la convocazione di un incontro apposito ma in assenza di ciò siamo ad annunciare l’ autoconvocazione di tutte le maestranze per la mattinata del 8 Marzo presso la sede di Anas di Cosenza. Le nostre domande meritano risposte non si può non comprendere il disagio di centinaia di famiglie il prezzo di tutta questa storia non possono pagarlo i lavoratori»