Sindacato di strada. L’esperienza innovativa della Flai Cgil tra i nuovi schiavi

caporalato 2

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CASTROVILLARI – La manodopera straniera occupata in agricoltura a livello regionale è pari a 72.855 unità. Di questi il 20,5% sono lavoratori stranieri. Secondo i dati Istat/Inea solo poco più della metà di questi lavoratori avrebbe un contratto regolare, gli altri lavorano nei campi con accordi informali. Ma secondo gli standard sindacali nella marea di lavoro che si dedica all’agricoltura solo l’8,8% risulta «essere in possesso di un contratto di lavoro regolare. Il restante 91.4% dei lavoratori stranieri è retribuito in maniera discrezionale». I dati contenuti nel terzo rapporto Agromafie e caporalato a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil sono riferiti essenzialmente alla Calabria. Cifre da capogiro che sottolineato come sia molto probabile che «questi lavoratori siano reclutati da un caporale e che per le modalità di ingaggio e di remunerazione facciano riferimento a lui e non al datore di lavoro». Il fenomeno lo conosce bene lo sportello della Flai Cgil della segreteria comprensoriale del Pollino – Sibaritide – Tirreno guidata da Silvano Lanciano che insieme al suo staff di lavoro da mesi si è inventato quella che il rapporto definisce «un’esperienza innovativa»: il sindacato di strada. Uscendo direttamente nei campi con il camper dei diritti Lanciano ed i suoi sindacalisti hanno provato ad intercettare direttamente nei luoghi di lavoro, o nei posti di ritrovo, nelle piazze e nelle rotonde dove «vengono ingaggiati dai caporali» gli stranieri costretti a subire la vessazione di chi detta legge per il lavoro nella filiera agricola della piana di Sibari. Pachistani, bulgari, rumeni, indiani, stranieri di ogni nazionalità, razza e religione, assoldati per pochi euro e tutti gestiti dalla figura del caporale. Un esodo multietnico di «lavoratori invisibili» che si sposta dall’alto jonio fino alla Puglia e lavora in condizioni disumane per un euro a cassetta, o poco più di venti al giorno di cui una «parte spetta al caporale» confessa Lanciano. Molti sono senza casa, i più fortunati abitano nelle case del mare, ammassati magari in dieci in piccoli appartamenti. Per questo con il sindacato ha promosso la certificazione etica del lavoro, una sorta di accordo sulle politiche messe in campo dalle aziende per garantire i diritti sindacali, che consente alle aziende di iscriversi nella rete del lavoro di qualità. Ma qui nel triangolo della sibaritide sono ancora troppo poche quelle che vi aderiscono.