Settant’anni di voto alle donne. Tra le prime sindache d’Italia c’è Caterina Pisani Palumbo Tufarelli

Sindaca Donna Pisani

Sindaca Donna PisaniROMA – «L’Italia di oggi, sempre più attenta alla parità di genere e al ruolo via via più centrale della donna nella vita politica e sociale, è figlia del lungo e faticoso cammino di emancipazione femminile, che ebbe impulso decisivo nelle elezioni amministrative del 10 marzo 1946». Una data storica – ricorda il sottosegretario di Stato Luca Lotti – che oggi è stata ricordata a Roma nell’evento celebrato presso la Sala Polifunzionale di Largo Chigi ed al quale hanno preso parte i familiari di Caterina Pisani Palumbo Tufarelli, castrovillarese, che nel 1946 fu eletta sindaca di San Sosti. La prima donna ad indossare la fascia tricolore in quegli anni insieme ad Alba Arisi a Borgosatollo, Ninetta Bartoli a Borutta, Elsa Damiani Prampolini a Spello, Ottavia Fontana a Veronella, Anna Montiroli Coccia a Roccantina, Ada Natali a Massa Fermana, Margherita Sanna a Orune, Lidya Toraldo Serra a Tropea, Elena Tosetti a Fagnano. In rappresentanza delle municipalità coinvolte in questo ricordo dei sett’anni di voto alle donne erano presenti i sindaci dei comuni che aprirono la stagione della partecipazione femminile non solo al voto ma alla vita amministrativa delle comunità, con il piglio e la passione che solo il gentil sesso ha saputo ascrivere al suo impegno politico. «Una conquista – ha ricordato Lotti nella missiva che anticipava l’evento romano – che segnò una svolta epocale per il nostro Paee, anticipando la straordinaria partecipazione femminile al voto che si avrà con il referendum per la scelta tra repubblica e monarchia e con l’elezione dell’Assemblea Costituente. Tappe – ha continuato – che avviarono una maturazione democratica che trova terreno fertile nell’impegno quotidiano di accrescere la presenza femminile all’interno delle istituzioni e in posizioni apicali». Le donne sindaco, tra le quali Caterina Pisani Palumbo Tufarelli, sono state definite «straordinarie» e premiate con una targa celebrativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri insieme alle comunità che le elessero «mostrando di essere già proiettate al futuro e alla modernità».