Doveva essere una Rsa ed, invece, secondo i carabinieri, era un “ghetto” in cui gli anziani ospiti non ricevevano una qualificata assistenza ed erano costretti a vivere in un ambiente insalubre e pericoloso, addirittura controllati da un impianto di videosorveglianza. A far luce su questa brutta vicenda sino stati oggi i carabinieri della compagnia di Melito Porto Salvo, insieme ai militari del Nas di Reggio Calabria ed a quelli della stazione carabinieri forestale, i quali hanno denunciato in stato di libertà i responsabili della struttura, originari di Bova Marina, per esercizio abusivo di professione, abbandono di persone incapaci, abusivismo edilizio ed indebita percezione del reddito di cittadinanza. Le tre persone, un meccanico di 54 anni e due disoccupati, un 48enne e una donna di 46 anni, avevano infatti realizzato in una zona isolata di Bova Marina, al centro di un terreno agricolo lontano da occhi indiscreti, una struttura ricettiva per anziani all’interno di uno stabile abusivo, edificato in metallo, pannelli coibentati e container ad uso abitativo, in violazione del piano di assetto idrogeologico, con scarichi a cielo aperto, impianto elettrico non a norma con fili e prese volanti. All’interno della Rsa, in precarie condizioni igienico-sanitarie, i militari dell’Arma hanno trovato quattro degenti ottantenni, affetti da disabilità fisiche e psichiche di diversa gravità, non autosufficienti e bisognosi di continua assistenza medica, infermieristica e farmacologica. Nello stabile, che è stato sequestrato, c’erano farmaci, dispositivi medici e derrate alimentari recanti la marchiatura “Aiuto Ue – Fead” (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti). I responsabili della struttura sono stati denunciati, mentre gli anziani, in discrete condizioni di salute, sono stati affidati ai familiari o a strutture sanitarie accreditate del territorio.