Questo tempo ha bisogno di profezia. Diventiamo bellezza della Trinità

savino francesco ok

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CASSANO ALL’JONIO – «Questo nostro tempo ha bisogno di profezia; di testimonianza e di amore; di presenza e di servizio generoso». Mons. Savino parla a cuore aperto al popolo di Dio ed alle istituzioni riunite in gran numero nella Basilica Cattedrale di Cassano all’Jonio. Il suo ministero episcopale segue il tratto distintivo della sua vita di sacerdote, nella quale la relazione sta a significare la cifra del servizio in Criato. «Abbiamo bisogno di ritornare alla realtà dei volti» dice chiaramente nell’omelia che sviscera il mistero della Trinità. «Il volto dell’altro è epifania del mio volto. Cerchiamo di essere la bellezza della Trinità. È possibile. Esiste una via da seguire, un metodo. Ascoltiamo le parole che Mosè rivolge al suo popolo e a noi oggi: “Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro”». Rimette la sua vita nella mani di Dio il sacerdote pugliese che entra nella Chiesa di Cassano da Pastore. «Sono tra voi come Pastore alla sequela di Gesù, il Pastore bello, sul passo degli ultimi. Ho con me il pastorale: non sono io a portarlo, è questo pastorale così bello che mi avete regalato a sostenermi, a guidarmi e a farmi sentire la mia intima unione con la Chiesa, con il Santo Padre Papa Francesco che chiede a noi tutti di pregare per lui. Qui con voi sono chiamato ad essere santo ed immacolato al cospetto di Dio e vostro, miei fratelli carissimi». Seguendo la Trinità e fissando lo sguardo su essa «proveremo una spinta incontenibile ad uscire da noi stessi, a sentirci in relazione con il creato, con la storia passata e presente, con i nostri simili». Trinità come «progetto di vita condivisa con i fratelli». Un impegno che significa che «Dio ci chiama ed essere come Lui, uomini e donne che si realizzano nella reciprocità di un dialogo vero che si fa comunione – condivisione». Poi lancia alcuni monitic: «impariamo a vigilare sulla tentazione di sempre: l’idolatria. Gli idoli ci seducono, promettendo facili “paradisi di piacere”, che una volta consumati, lasciano il sapore del vuoto. Il nulla, oggi attraente e da molti preferito, si insinua sottilmente anche tra i credenti, tra noi, ed è devastante. Non assolutizziamo ciò che è umano: solo il Signore è assoluto». Come nel ministero di chi lo ha preceduto alla guida della Chiesa di Cassano usa un verbo per invitare la Chiesa ad «andare». «Noi esistiamo per andare a dire a tutti che il senso della vita è Gesù. La Chiesa esiste per evangelizzare». Lui lo ha fatto già prima di entrare in cattedrale visitando l’Hospice dove ha incontraro «il santuario di Dio che è l’uomo che soffre di un male inguaribile», e abbracciando sacerdoti, religiosi e religiose, insieme ai fedeli ai piedi del monumeto dedicato a Maria Immacolata «colei che ci indica la strada che porta a suo Figlio, e ci dice “fate tutto quello che Lui vi dirà” (Gv 2, 5)». «Lasciamoci guidare dallo Spirito che dice alla chiesa di Cassano “duc in altum”, “prendi il largo”. C’è bisogno urgente di cittadini e di cittadini cristiani che servano la comunità nella piena responsabilità di una cittadinanza attiva. Cerchiamo di essere Chiesa aperta e in uscita, “ospedale da campo” per tutti i feriti».