CASTROVILLARI – Gridano «vergogna» Andrea Ferrone e Vincenzo Laurito, sindacalisti della Filcams Cgil, per la vertenza che sta investendo i lavoratori che hanno in appalto le pulizie dei presidi ospedalieri dell’Asp. Dipendenti dalle aziende appartenenti all’ATI CNS – CSF, aggiudicatarie dell’appalto delle pulizie dell’azienda sanitaria provinciale cosentina si sono visti decurtare del 5% l’orario di lavoro ed il relativo guadagno a seguito delle decisioni assunte nella Conferenza Stato Regioni del 2 luglio scorso. «Trattasi di lavoratori, per la maggior parte di essi, con contratto di lavoro part time a 3 ore giornaliere, soprattutto donne monoreddito, con carichi familiari e salari inferiori a 500.00 euro mensili» per i quali nei giorni scorsi, la Filcams Cgil aveva sollecitato il Presidente Oliverio, ad intervenire sulla problematica. Dall’incontro avuto in sede Asp a Cosenza, con il responsabile del procedimento, chiamato ad attuare le decisioni della stessa conferenza Stato Regioni, questi avrebbe riferito che «il risparmio che si vuole realizzare ammonta a circa 24 mila euro mensili, soldi interamente sottratti ai lavoratori, con ripercussioni sulla qualità dei servizi resi all’utenza» spiegano Ferrone e Laurito che senza mezzi termini parlano di «scandalo che rende insopportabile il taglio». Per i sindacalisti è una beffa perché «ancora una volta, non si tagliano i privilegi e gli sprechi, che pure sono tanti e ben più cospicui, basti pensare ai fitti passivi, con alcuni ospedali con reparti chiusi, nel mentre si pagano centinaia di migliaia di euro di fitti a privati per locazioni». Stesso dicasi per le «consulenze legali, affidate ad “amici”, come le indagini della magistratura hanno evidenziato». Il sindacato non ci sta e preannuncia «forti iniziative di lotta nei prossimi giorni, per come gli stessi lavoratori, incontrati nelle assemblee tenutesi nei giorni scorsi su tutto il territorio dell’ASP, hanno sollecitato con molta rabbia». Ed in più si lancia un interrogativo alla politica, le istituzioni e i partiti calabresi, i quali devono «dare una risposta di civiltà etica e morale, tangibile per la difesa degli stessi lavoratori che vivono nella precarietà». Un’altra stagione di lotta, dunque, sembra essere alle porte per i precari di questa parte di Calabria, sempre più senza alcuna tutela rispetto ai valori fondamentali del vivere, ed i diritti costituzionali. Lottare per vedersi riconosciuto un diritto è la condizione essenziale con la quale si confrontano ogni giorni i precari di questa porzione di territorio.