CATANZARO – La sua parola era sferzante, ma coglieva il cuore dell’annuncio al quale era chiamato. La sua figura quella di un uomo appassionato della vocazione alla quale era stato chiamato, il sacerdote. Padre Adolfo della Torre, per molti anni parroco di San Francesco, è stato per Castrovillari la figura di francescano che tutti ricordano con affetto. Ancora oggi, a distanza di molti anni dalla sua partenza (che fu burrascosa e contestata per l’affetto che la gente aveva per lui), tanti andavano a Catanzaro per ascoltare dalla sua viva voca la Parola del Vangelo spezzata in maniera unica. Diretto, sincero, umile, aveva scelto gli ultimi come sua missione principale. La misericordia era il cuore del suo insegnamento. Diceva sempre «se fate un rimprovero fatelo con amore» e invitava sempre tutti a «conoscere, amare e servire il Signore». I poveri erano la ferita sociale che aveva scelto di curare in maniera specialissima. Chiedeva alla sua parrocchia di scegliere i poveri come misura di credibilità della sequela evangelica. A qualunque ora del giorno e della notte se un bisognoso bussava alla porta del convento era pronto a servirlo, accoglierlo, accompagnarlo in ogni sua necessità. Uomo di Dio pieno di Spirito Santo, dalla parola tagliente (come quella del Vangelo) appassionato dei giovani e del popolo che la Chiesa gli aveva affidato. Con grande umiltà scelse di “obberdire” alle vovlontà del suo ordine quando decisero di trasferirlo a Catanzaro alla fine di un capitolo dei francescani che decretò il disegno nuovo della Provincia Francescana di Calabria. Segno di una scelta radicale in Cristo, per Cristo e con Cristo che ha sempre segnato la sua esistenza a e la sua vita sacerdotale. Originario del bresciano si era calato nella realtà calabrese facendola sua, con le sue debolezze ed i suoi punti di forza. Credeva fermamente nel “buono” che esiste in ciascun essere umano e lavorava per tirarlo fuori al meglio. Le sue celebrazioni erano affollattisime di fedeli che il lui avevano trovato la coerenza tra la Parola e la vita. Con lui se ne va un uomo che dal Vangelo e della sua gioia aveva fatto uno stile di vita. Brillante nelle battute, profondo nelle riflessioni, dallo sguardo che scopriva l’anima del suo interlocutore, servo fedele, fino al sacrificio di sè. Da tempo fiaccato da alcuni acciacchi di salute non aveva perso il suo stile. Da tempo affida alla rete le sue omelie che avevano il sapore della “verità” evangelica attraverso un sito “bella notizia”. La sua ultima apparizione in rete svela il mistero e la via di ogni vita: «Dio ha un progetto, riportarci a casa». In quella casa, da sempre annunciata al mondo intero, ora riposerà in pace godendo di quella pienezza che ha saputo costruire in una vita intera. La Chiesa intera, non solo quella calabrese, perde un uomo “santo”.