Morano aderisce ai Progetti di utilità collettiva (Puc). L’iniziativa, promossa dall’Ambito Socio Assistenziale, soggetto che unisce tredici centri della zona, tra cui Morano, fortemente voluta dall’Amministrazione comunale, prevede l’impiego di persone detentori del Reddito di Cittadinanza in progetti di valenza sociale.
Duplice l’obiettivo che De Bartolo e i suoi collaboratori perseguono: concorrere alla realizzazione di servizi orientati al bene e all’interesse della comunità e, contestualmente, restituire dignità a quanti usufruiscono di questa particolare forma di sostegno al reddito. Perché la partecipazione diretta allo sviluppo e alla coesione passa e dipende dalla capacità di saper valorizzare le potenzialità di ogni cittadino, nella molteplicità delle esperienze maturate. È, in primo luogo, un atto di giustizia verso il consorzio civile, quindi verso coloro che potranno dedicare una parte del loro tempo al bene pubblico.
Sono state predisposte le procedure per attivare quattro misure, riguardanti: supporto musei, biblioteche, chiese e strutture culturali; guardiania e apertura luoghi pubblici; ambiente e decoro urbano, manutenzione e pulizia spazi pubblici; assistenza attività scolastiche relativo trasporto alunni; I diversi percorsi saranno presto operativi e dureranno un anno; dovranno concludersi al netto, di possibili proroghe, entro il 1° febbraio 2023. Saranno coinvolte circa ottanta persone alle quali sarà richiesto un impegno settimanale di otto ore, aumentabili fino a sedici. Il tutto nel rispetto delle singole competenze, eventualmente acquisite anche in altri contesti occupazionali.
«Aderiamo con entusiasmo e convinzione all’iniziativa» commenta il sindaco Nicolò De Bartolo «poiché riteniamo si tratti di attività complementari, pensate per integrare i servizi garantiti dall’Ente, spesso in affanno per carenza di personale. Ed è chiaro che miriamo a un ritorno sia in ordine ai benefici di sistema sia per quanto attiene alla formazione delle unità interessate. Vogliamo comunque evidenziare come i Puc non siano e non debbano essere considerati come un adempimento formale per continuare a ricevere il Reddito di Cittadinanza. Assolutamente no. Semmai sono e devono rappresentare un’occasione per ridare fiducia agli interessati, in funzione di una possibile riqualificazione professionale. Non a caso abbiamo pensato a linee di intervento connesse ai molteplici bisogni delle comunità locale, certi delle opportunità che le risposte potranno generare in termini di potenziamento e consapevolezza».