BITONTO – E’ un uomo pieno di Dio il neo ordinato Vescovo di Cassano all’Jonio, monsignor Francesco Savino. Lo si capisce guardandolo negli occhi, e la conferma arriva quando ascolti le sue parole. Nel piazzale antistante la Chiesa che ha visto crescere la sua persona ed il suo ministero sacerdotale sono accorsi in tanti per celebrare insieme la sua ordinazione episcopale. Un gruppo di qualche centianaia di fedeli anche dalla sua nuova “casa” pastorale, Cassano all’Jonio, ma ne sarebbero accorsi anche di più se gli spazi lo avessero concesso. Nel suo primo discorso da Vescovo Mons. Savino punta subito l’attenzione sui più deboli. «I poveri mi hanno evangelizzato» dirà sottolineando che è un mondo che ci interpella, ri richiama a «scelte più coraggiose di decentramento da noi stessi e dalle nostre comodità. Ci invitano, ci costringono ad una revisione sulla distribuzione delle risorse, su un nuovo modo di intendere il rapporto con la terra e i suoi frutti, sulle conseguenze disastrose di una globalizzazione finanziaria che ha globalizzato il male dell’indifferenza e dell’egoismo. Con i poveri, non per loro, ma con loro, possiamo disegnare orizzonti di cambiamento». Uomo di Dio, convintamente radicato nella sua scelta sacerdotale, afferma che «la Chiesa, mia Sposa, ha tante rughe, tante ferite, ma è bella. È com’era mia madre: stanca nelle membra ma brillante d’amore». Ringrazia la forza e la bellezza del Signore: «Tu sei la mia forza e io ti amo» dirà richiamando quel “Ti amo” che il Signore dice all’uomo nel passo di Isaia. Così come ringrazia Papa Francesco per averlo chiamato a questa nuova avventura dello Spirito. E poi ritorna sui volti che lo hanno aiutato a crescere nella fede. Da Ciro, malato di Aids che «mi ha regalato un’amicizia particolare, ricca di frammenti di speranza, anche se sentiva imminente la fine della sua esistenza», a Francesco che, «emerso dalla torbida periferia della capitale, ritornò a Bitonto per disintossicarsi e per regalare a me e alla Comunità quanto aveva scoperto in sé come ricchezza da condividere in solidarietà»; Francesca «che negli ultimi respiri, che ti ha consentito la malattia inesorabile, mi hai affidato la piccola Ruth che avevi adottato con il tuo sposo Michele. La bambina è cresciuta inchiodandomi con le sue domande sul perché del dolore, lei che aveva appena trovato una mamma per vederla andare via divorata dal male. Le sue calde lacrime asciugate dalle mani del papà e da quelle amiche di parenti che l’aiutano a crescere, mi hanno insegnato che la vita è rigenerata dall’amore e che tutte le lacrime innocenti sono il sangue versato di Cristo che ci salva dai nostri orrori». Una fedeltà ad una scelta, compiuta molti anni fa, che oggi apre nuovi percorsi di speranza e di impegno, di carità e audacia nella fede. Insieme a lui, a celebrare questa liturgia solenne, il Vescovo della Chiesa locale, Mons. Franco Cacucci, ed il suo predecessore, Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Ora si attende il suo ingresso ufficiale a Cassano all’Jonio previsto per il 31 maggio.