CASSANO ALL’JONIO – Due punti all’ordine del giorno (“No trivellazioni” e “Immigrazione – Emigrazione”), su cui dire una parola chiara, su cui dire da che parte stare. Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, ha voluto incontrare nei giorni scorsi i 22 sindaci del territorio ricadente nella Chiesa cassanese, nel rispetto delle reciproche prerogative e responsabilità senza alcun desiderio di intromissione, per immaginare un percorso condiviso che metta al centro il “bene comune” e la qualità di vita dei cittadini. Parole chiare e dirette, come sempre, intrise di propositi da condividere e attuare unitariamente. La sussidiarietà verticale, annunciata agli amministratori dal primo giorno di ministero, il Presule la traduce in un primo, partecipato, incontro (17 sindaci su 22 Comuni appartenenti al territorio diocesano, più l’associazione RASPA – Rete di associazioni della Sibaritide e del Pollino per l’autotutela), svoltosi lunedì 3 agosto nel Seminario diocesano “Giovanni Paolo I”, a Cassano allo Ionio. All’inizio, don Francesco, confessa di avere “osato”, nel convocare i sindaci.
Alla fine, sarà il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, ad ammettere, approvato da tutti i presenti, di aver fatto bene ad osare. E’ piaciuto, infatti, l’approccio del Vescovo e l’intenzione alla base dell’inedito incontro. Intervengono – dopo la sua introduzione – in tanti, e tutti concordano sulle linee generali tracciate, ma anche sulla necessità di opporsi con forza alle trivellazioni nel Mare Jonio – uno dei due punti tracciati dal Pastore cassanese -, di lavorare affinché gli immigrati siano accolti ed integrati, nel pieno rispetto della legalità e, nel contempo, si faccia di tutto per fermare l’emorragia di giovani che emigrano alla ricerca di lavoro. Ma i temi scottanti sono tanti, e si affacciano con prepotenza: il rischio che con gli immigrati prevalga il desiderio di speculare; la sanità che, nel nord Calabria, soffre terribilmente; la mancanza di un osservatorio epidemiologico e di un registro dei tumori, che consentano di adottare azioni utili a prevenire alcune neoplasie generate, probabilmente, proprio da una scarsa qualità ambientale, messa a dura prova, negli anni passati, dall’interramento delle feriti di zinco; la viabilità (strada statale 106 ma anche le piccole strade che collegano con i piccoli borghi); la pressione fiscale e i tagli finanziari che rendono sempre più difficile il compito, dei Comuni, di soddisfare i bisogni dei cittadini e di attuare un welfare diffuso. «Quando è venuto fuori il rapporto Svimez – ha detto mons. Savino – ho pensato che era giusto che ci intendessimo, perché sono seriamente preoccupato di quel rapporto. Se non si fa qualcosa la Calabria diventerà una regione dormitorio. Perciò io vi invito in quanto Pastore, voi che avete la grande responsabilità di avere l’unica interlocuzione con i cittadini, dato che, di fatto, la politica vive troppo nei palazzi e poco nelle strade. Voi siete gli unici ad essere l’avamposto politico più straordinario sul territorio». “Avere a cuore le sorti dei propri concittadini, dei propri fedeli” ha, dunque, mosso il Vescovo ad avere un primo incontro con i sindaci: «Mi sembra importante – ha ribadito mons. Savino – fare una scelta di campo, chiedersi la Chiesa da che parte vuole stare, ed anche la politica. Una scelta fondamentale per il bene comune partendo da un principio, che punti alla salvaguardia dell’ambiente», che il presule indica, mostrandola, nell’enciclica sociale “Laudato sì”, di Papa Francesco, di cui farà dono a tutti i primi cittadini. «Un’enciclica profetica – spiega il Vescovo – che segna una discontinuità rispetto ad una certa tradizione di pensiero, puntando alla difesa della qualità della vita di tutti». Poi un richiamo: «La Calabria è bella, ma quanti pregiudizi. Dobbiamo diventare più protagonisti. Vogliamo essere sudditi o cittadini? Stiamo attenti a non confondere i diritti con i favori». E poi una citazione, una delle tante, riferita, questa, a Paolo VI: «La più alta forma di carità è la politica». Quindi i temi: Immigrazione – Emigrazione – Trivellazioni per indicare subito da che parte sta il Vescovo. «Sono contrario agli estremismi, no al buonismo, no all’atteggiamento di intolleranza. Io sono per la riflessione, per il pensare, ragionare, per non cedere alla facili emozioni». Nell’articolata introduzione, vi prende posto anche la preoccupazione per i ragazzi che assumono droghe. Il pensiero va alla morte del sedicenne in una discoteca di Riccione, ma anche ad un bambino, che nella sua parrocchia, era stato colpito dalla dipendenza da sostanze stupefacenti addirittura a 9 anni. Dipendenze che si traducono, da grande, in disturbi mentali, per chi ce la fa a… crescere!
Le tre parole scandite e condivise da tutti sulla questione immigrati sono: “Accoglienza – Integrazione – Legalità”. Il timore del Vescovo è, però, che ci si occupi solo dell’emergenza. Bisogna «essere preventivi. La Chiesa – lo dice con forza mons. Savino – non si tirerà indietro per evitare che anche le coste ioniche e tirreniche diventino un “cimitero liquido” come lo è diventato il Mediterraneo». Sull’emigrazione: molti giovani vanno via. Il rapporto Svimez parla di un Sud destinato al “sottosviluppo permanente”. Si sono persi 700mila posti di lavoro. «E’ necessario fare qualcosa oggi, per raccogliere dei risultati tra dieci anni», dice ai sindaci, preoccupato, mons. Savino, preoccupato anche del fatto che il Sud – secondo il Rapporto – cresca soltanto al 50% rispetto alla Grecia. «Stare insieme per organizzare il bene, attuare azioni di lotta alla povertà, alla disoccupazione» diventa, quindi, un imperativo. E un messaggio, il presule, lo manda anche agli amministratori del Nord: «O ci si salva insieme o non si salva nessuno». Infine il riferimento al prossimo convegno ecclesiale nazionale che la Chiesa italiana celebrerà a novembre a Firenze «per capire come creare in Gesù un nuovo Umanesimo. Io non mi rassegno allo sfacelo dell’uomo», confessa con vigore mons. Savino e sulle trivellazioni, riprendendo una delle cinque tracce di Firenze 2015, la trasfigurazione, pone domande e richieste precise, alla politica: «E’ tempo non di parole ma di fatti. Le trivellazioni a chi giovano? La Calabria merita di essere sfigurata o trasfigurata? Mi auguro che dicendo NO si dica “Laudato sì, mio Signore”. Nella breve replica ai tanti interventi dei primi cittadini, che hanno condiviso, confermato e anche informato il presule sugli annosi problemi e sulla “solitudine” che la politica locale soffre, interventi scaturiti anche in proposte che saranno meglio sintetizzate nei prossimi incontri, mons. Savino è ritornato sul magistero di Papa Francesco riferendosi alla centralità del Popolo, testimoniato dall’attenzione continua che il Pontefice sta rivolgendo alle Americhe, «in cui – a differenza della “nonna” Europa, bella, ma senza futuro – il soggetto è il Popolo». «Guardare al centro, dalle periferie”, dunque, che è poi la «rivoluzione di Papa Francesco», e attivare «gesti forti – pacifici – non violenti – ma forti». Con l’impegno di rivedersi, ai primi di settembre, per continuare insieme un cammino appena accennato, con un invito: “La notte è bella… ma osiamo l’aurora!”.