CASTROVILLARI – E’ finita in polemica affidata alle colonne dei social network la festa della Madonna del Castello. Tutto partito da un post dell’impresario cittadino, organizzatore di spettacoli, Benedetto Castriota che dal suo profilo ha scritto «ora che tutto finalmente si è concluso possiamo dire che i salvatori della festa della Madonna del castello in realtà percepiscono ben € 5.000,00 per le due serate…altro che titolo gratuito». Una accusa alla quale prima Sasino Calabrese e poi Luigi Di Dieco hanno deciso di rispondere citando numeri ed elementi precisi per confutare quella che ritengono una falsità. «L’invidia è una confessione d’inferiorità» cita Sasà Calabrese scomodando Honoré de Balzac per rispondere ad «inquisitori disinformati ed affini rosiconi». E racconta per filo e per segno come nella serata del 29 aprile scorso, mentre era a Roma per lavoro, ha condiviso la «necessità di realizzare un concerto (2 Maggio) per rispettare la tradizione (civile) dell’unica festa patronale della città. Chiedendo la partecipazione contributiva della gente per pagare le spese necessarie (service, Enel, SIAE,) e se fosse mai avanzato qualcosa avremmo fatto donazione per il Santuario. Tutto alla luce del sole». Appello che viene raccolto dall’amico Luigi Di Dieco che sposa l’iniziativa e coinvolge il Commissario del Comune, Massimo Mariani, che informa i due artisti di una disponibilità di 5000 euro. La somma – come riporta lo stesso Calabrese su Fb in risposta all’accusa ricevuta – viene utilizzata per pagare il service audio/Luci (1000 euro più IVA per due serate) il gruppo elettrogeno (500 euro più iva) il comico di Zelig che si è esibito nella serata del 3 maggio (1000 euro più IVA + 500 euro Volo aereo e spese di viaggio da e per Orio al Serio anticipati dai “salvatori”) un pieno di gasolio per il transfer da Lamezia a Castrovillari e viceversa (50 euro) il costo della Siae (480 € per due serate) ed il rimborso spese (viaggio e vitto) per i sei musicisti presenti sul palco. I due salvatori (Calabrese e Di Dieco) «non hanno preso nessun rimborso» tenendo fede al loro impegno di farlo gratuitamente. Conti e tasse alla mano dunque la cifra messa a disposizione dal comune non basta a coprire tutte le spese. Ma Sasino Calabrese che non è avvezzo alla polemica questa volta se l’è presa davvero e scrive «Io mi chiamo Salvatore, all’anagrafe, ma non della festa. Sono un semplice cittadino che si è dato da fare invece di parlare. Di cognome faccio Calabrese, figlio di Alfonso. Questa è la mia garanzia assoluta. Cresciuto con alcuni valori. Mi distinguo da gente come voi abituati alla polemica senza informazione, ad avere il “tornaconto” in ogni occasione e soprattutto mi sono costruito con il tempo ed il sudore una certa professionalità che non rivedo nel vostro lavoro». E siccome di mestiere «faccio il musicista e non l’organizzatore, mettetevi a lavoro per l’anno prossimo; perchè vi assicuro che non ci sarà nessun Sasà Calabrese Salvatore delle Feste, che ha fatto di necessità virtù. Proprio quelle virtù che non vi appartengono». Gli fa eco anche Luigi Di Dieco, co-protagonista della scelta di voler “salvare” la festa civile cittadina ed oggi tirato in ballo nelle polemiche. La voglia di fare e fare bene per la Città stasera si sono infranti cone «un muro di cattiveria, disinformazione e disfattismo che nella storia – scrive – hanno frantumato la città che amiamo».