Ho pensato è finita. Il racconto dello studente moranese scampato al sisma del centro Italia

FABRIZIO DONADIO SOCCORSO DAI VIGILI DEL FUOCO

FABRIZIO DONADIO SOCCORSO DAI VIGILI DEL FUOCO

 

MORANO CALABRO – «In quei momenti non riesci a pensare a niente. Perdi tutto in un attimo» e mentre la casa ti crolla addosso pensi «è finita». Fabrizio Donadio, studente universitario di Morano Calabro, parla con la voce ancora piena di terrore mentre ricorda gli attimi di paura vissuti nella serata del 28 ottobre scorso nel centro storico di Camerino, dove frequenta dal 2013 la facoltà di Farmacia. Una sera come tante altre nella città ducale – oggi sfregiata dalla doppia scossa – sede della storica università. Era a casa di alcuni colleghi di facoltà quando la prima magnitudo 5.4 si abbatte nella cittadina della Marche. Tanta paura. Poi di corsa fuori casa nella piazza del rettorato insieme a tanti altri studenti a smaltire tensioni provocate dal tremolio della terra. Due ore tra chiacchiere e telefonate ai familiari per tranquillizzare che tutto era finito – almeno si sperava – e che quello vissuto era solo un brutto momento. Intorno alle 21 il ritorno a casa in Corso Cavour, quella che di li a poco sarebbe diventata la zona rossa. Mentre era intento a cucinarsi la cena, al quinto piano dello storico palazzo in cui abita insieme a due colleghi pugliesi la terra trema di nuovo, ancora più forte (5.9 di intensità) e tutto si stravolge. «Ho pensato è finita» ricorda ancora scioccato da quei momenti. La casa si spacca come un scatola di cartone sotto la pressione di una mano che si chiude a pugno, i mobili, il televisore al plasma, tutto cade al tremolio delle pareti. Solo il tempo di capire che si è ancora in vita e Fabrizio trova il coraggio di lanciarsi di corsa giù per le scale dello storico palazzo che ha la fortuna – diranno poi i Vigili del Fuoco – di essere stato rinforzato dai lavori antisismici nel recente passato «altrimenti sarebbe venuto giù con me dentro». La piazza vicina è piena di pub e locali frequentati dagli universitari che vivono la città. In strada tutti si abbracciano e piangono per la paura vissuta e la fortuna di essere sopravvissuti al tremendo tremolio della terra. «In un attimo capisci di non avere più nulla – dice Fabrizio – eravamo solo con quello che avevamo addosso al momento della fuga». In casa non si può rientrare – le ispezioni della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco la dichiareranno inagibile – così con gli amici di università si dirigono in auto verso Civitanova marche dove passeranno la prima notte in un albergo. Ma prima di partire aiutano le forze dell’ordine a montare le brandine che accoglieranno bambini ed anziani nella loro prima notte da sfollati. Il sopralluogo veloce nella casa distrutta la mattina seguente, per raccogliere pochi abiti ed i documenti personali, sotto il rigido controllo dei Vigili del Fuoco fa risalire l’angoscia per il dramma scampato. «La casa sembrava un campo di guerra, come bombardata». Poi in auto con un amico calabrese il ritorno nella sua Morano mentre attende di poter ritornare ai suoi studi dopo che la situazioni si calmi. «Ma la voglia è quella di tornare perché il futuro non crolla mai».