Giornata mondiale del malato: Savino accanto a chi soffre

savino visita ospedale2022

 savino visita ospedale2022

 

«Quando entrate in un ospedale fatelo inginocchiandovi, perché in questo luogo c’è la carne viva di Cristo. Occorre passare dal vedere al toccare». Monsignor Francesco Savino ha scelto tre luoghi simbolo della Diocesi di Cassano per celebrare la XXX Giornata mondiale del malato: l’ospedale di Castrovillari, quello di Trebisacce e la casa di riposo per anziani “Casa Serena” di Cassano.

Tre spazi dove la sofferenza si può toccare con mano e il farsi prossimo è impersonificato dal servizio attento ed appassionato dei medici, degli infermieri, del personale amministrativo che fa “miracoli” in quadro sanitario con molte mancanze.

«La civiltà di un Paese – ha ammonito il vescovo -, si misura dall’attenzione che si da alle politiche socio – sanitarie». Agli ammalati, agli operatori sanitari e a tutti fedeli della diocesi, ha consegnato il messaggio i cui contenuti sono racchiusi in una nuova visione della pastorale della salute. «Promuovere una cultura della sofferenza – scrive monsignor Savino -, che non sia una mera liturgia consolatoria ma un compendio di gratuità, cura e condivisione, un volto della normalità che non ghettizzi ma includa, segno e strumento dell’abbandono totale, tra le braccia di Dio». A Castrovillari l’incontro con i pazienti di rianimazione e Pronto Soccorso, poi la preghiera e la partenza verso il “Chiudichimo” di Trebisacce che di recente accoglie anche una sezione di covid hospital.

Qui ha ribadito la potenza mistica del presidio sanitario: «la porta dell’ospedale è come il tabernacolo di Cristo. A voi medici chiedo di toccare il malato, non guardatelo solo».

Il presule membro della commissione episcopale per il servizio della carità e la salute della Cei e delegato della Conferenza episcopale calabra per la pastorale della salute e per la pastorale giovanile si è congratulato con le istituzioni presenti per l’apertura dell’Unità Covid, auspicando con assoluta immediatezza, la riconversione del Chidichimo come Ospedale per acuti di zona disagiata e di confine, per come peraltro ordinato dalle sentenze del Consiglio di Stato, mettendosi sin da subito a disposizione per patrocinare personalmente la causa e assicurare ai cittadini dell’Alto jonio cosentino, la sacrosanta possibilità di essere curati.