SARACENA – Pur sapendo di non trovarsi «in nutrita compagnia» sulla vicenda degli Lsu ed Lpu del suo comune Mario Albino Gagliardi, Sindaco di Saracena, sottolinea di non aver «licenziato nessuno» ma, «in assenza di qualsiasi specifico provvedimento legislativo nazionale o di qualsivoglia indicazione operativa regionale», aver preso atto della naturale conclusione, al 31 dicembre scorso, del rapporto di lavoro a tempo indeterminato instaurato un anno fa con i 33 lavoratori» in forza al suo Comune. Un provvedimento che non li inserisce fuori «dal bacino di appartenenza» ed «adottato nel pieno rispetto delle leggi». La vicenda, in realtà, per il Sindaco di Saracena è «emblema del fallimento di tutte le politiche di sviluppo di questa regione, la CGIL e, con essa, la maggior parte dei comuni calabresi, preferiscano difendere una posizione di fatto ideologica. Una scelta aprioristica a favore di un ammortizzatore sociale di cui dovrebbe essere semmai il Governo a farsi carico direttamente. Una posizione, che tanti colleghi oggi sventolano come uno straordinario risultato di Capodanno ma che in realtà non tiene in nessuna considerazione né la necessità di maggiore merito nella pubblica amministrazione, né le esigenze effettive dei singoli enti locali; né tantomeno l’efficienza complessiva della macchina amministrativa nazionale e periferica, destinata anzi ad essere menomata, ipotecata e bloccata da queste forme di mero assistenzialismo». La definisce invece una «scelta incomprensibile» il segretario del partito democratico di Saracena, Renzo Russo, che oltre a Gagliardi – accusato di mettere «avanti la propria smania di protagonismo all’interesse generale» – bacchetta il «totale silenzio e disimpegno dei consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione su una problematica che riguarda l’intera collettività». In realtà il provvedimento invocato da Gagliardi ci sarebbe «a seguito dell’approvazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione regionale, con l’emanazione della circolare N.394099 del Dipartimento Sviluppo Economico Lavoro Formazione e Politiche Sociali» che a determinato a livello calabrese «le linee guida e prescritto le modalità operative per la proroga dei contratti di questi lavoratori anche per l’anno 2016».
Procedure alle quali «quasi tutti gli altri sindaci calabresi, compresi i commissari prefettizi che a differenza dei sindaci non hanno colore politico e non hanno la necessità di ingraziarsi gli elettori» si sono adeguati eccezion fatta per Gagliardi colpevole di una «visione padronale della cosa pubblica – aggiunge Russo – che questa amministrazione ha da sempre». Il Sindaco di Saracena ribadisce che «a differenza di quanto accaduto per il rinnovo del 2015, questa volta non vi è stato alcun provvedimento del Governo nazionale né alcun atto formale da parte della Giunta Regionale in ordine all’utilizzo della somma prevista nel bilancio della Regione Calabria». Appena «sarà chiarito il quadro normativo, senza il rinvio ad inutili circolari con premesse, indirizzi operativi e mere elencazioni di leggi e decreti, così come è stato fatto all’antivigilia di Capodanno dalla Regione Calabria, – conclude Gagliardi – consultando e coinvolgendo i sindacati nelle forme e nei modi prescritti, l’Amministrazione Comunale di Saracena, adotterà tutti gli opportuni provvedimenti in favore di questi lavoratori, utilizzati nei vari settori, provvedendo, seppur parzialmente, ad instaurare un percorso definitivo di stabilizzazione sulla base dei posti disponibili nell’organico comunale. Per il momento, abbiamo semplicemente ritenuto di non dover accodarci a quelle che, nella sostanza, altro non sono che autentiche prese in giro, tanto del Governo nazionale quanto della Giunta Regionale. E lo abbiamo fatto nella difesa del principio costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione ed a tutela dell’efficienza e della sostenibilità economica del nostro comune». Russo ribadisce: «i lavoratori sono stati sbattuti fuori dalla sera alla mattina» e la mancata proroga del rapporto di lavoro «non solo crea un danno economico a più di 30 famiglie interessate ma mette anche in ginocchio l’ente comunale che si vedrà sprovvisto di quelle figure che da anni garantiscono i servizi alla collettività». Decisione di cui «pagheranno le conseguenze anche le attività commerciali del territorio che coraggiosamente ancora resistono nonostante la precaria situazione economica locale».