Facciamo camminare la Speranza. 21 Giugno un anno dopo

papa cassano spianata

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CASSANO ALL’JONIO – Un anno fa le copertine di tutti i quotidiani italiani parlavano della scomunica di Papa Francesco ai mafiosi pronunciata nella spianata di Sibari. Una “parola” storica che chi ha vissuto conserva ancora nel cuore, come ogni giorno di preparativi di quella visita dal sapore epocale. Papa Francesco in terra calabra sembrava un sogno irrealizzabile, ed invece, cosa che lo rese ancor più speciale, quell’incontro e la sua macchina organizzativa fu affidata dal Vescovo di allora, Mons. Nunzio Galantino, ad un gruppo di giovani che ebbero l’audacia ed il coraggio di portare a termine un’impresa che registrò la presenza di 250mila persone. I giovani dell’infopoint, bisogna ricordarlo a chi forse lo ha dimenticato troppo in fretta, furono il cuore pulsante di un evento che ebbe la volontà di portare la Chiesa di Cassano “fuori” dai confini canonici per incontrare la missione pastorale del Papa venuto da lontano che chiedeva e chiede ancora oggi a tutti (laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, associazione e movimenti) di non avere paura ma di scendere nel mondo ed essere profezia per l’uomo in cerca della sua verità. Un anno fa quella “sfida” pastorale era compiuta. Le tv di tutto il mondo parlarono di Cassano all’Jonio come terra fertile per una Chiesa che sapeva vivere un contesto difficile con l’audacia dei discepoli che corrono verso il sepolcro. Dopo un anno, quel tempo, è stato rivissuto e “ripreso” dal nuovo Presule di Cassano all’Jonio, Mons. Francesco Savino, che ha rimesso la Diocesi in quella chiave di Chiesa che deve avere il coraggio e la forza di “uscire” verso le periferie e continuare l’annuncio salvifico del Vangelo. Altrimenti tutto è vano. Nella veglia di preghiera celebrata nella Basilica cattedrale Mons. Savino ha consegnato alla sua Chiesa locale tre verbi che potrebbero definire i contorni di un ministero episcopale che in questo tempo muove i suoi primi passi. «Ringraziare il Signore per i doni – tanti – che ci fa», «confermare» la fede per aprire «il cuore alla fiducia» e non essere «fatalisti» e «rilanciare» convertendo la pastorale «non più dal centro alle periferie ma partendo da queste». In sostanza Mons. Savino ha voluto sottolineare che bisogna far «camminare la speranza facendo solo una scelta, decidendo di uscire». Una linea che riconduce a quella giornata polverosa e calda nella spianata di Sibari, ai tanti volti che si sono spesi perché quella grande cattedrale a cielo aperto che guardava allo Jonio potesse continuare a vivere nel mandato che le era stata consegnata e impressa a fuoco nella carne, sotto il sole di giugno. Una Chiesa radunata, con lo sguardo rivolto al sacramento dell’altare, che fece dire al Papa che solo per «questa fede, noi rinunciamo a satana e a tutte le sue seduzioni; rinunciamo agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio, del potere, della violenza. Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede». Un impegno forse più importante e poderoso della scomunica ai mafiosi perché «adorare Gesù Eucaristia e camminare con Lui» sono «due aspetti inseparabili» di una Chiesa che vuole essere «popolo che adora Dio e un popolo che cammina: che non sta fermo, cammina». Che la Chiesa di Cassano abbia sempre questo coraggio. Di non restare ferma, davanti a niente e nessuno.