Emergenza sanità. La prima sfida di Lo Polito

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CASTROVILLARI – L’invito al neo Sindaco, Lo Polito, arriva dall’area riformista del Partito Democratico. Attivarsi subito per «guidare» la «battaglia» che riguarda la difesa dell’Ospedale di Castrovillari, messo a rischio dalla «nuovo regolamento sugli standard qualitativi, quantitativi, strutturali e tecnologici dell’assistenza ospedaliera emanato di recente dal ministero della sanità». Un documento, scrive Carmine Zaccaro, che «desta serie preoccupazioni fra gli operatori sanitari del nostro territorio ma soprattutto nella popolazione assistita, perché rimette in discussione il ruolo del nostro ospedale con il rischio di un suo declassamento da ospedale di primo livello o spoke ad ospedale di base». Perciò Lo Polito dovrà subito cercare la «necessaria interlocuzione con la Regione, coinvolgendo anche le amministrazioni dei comuni viciniori e lo stesso comitato della conferenza dei sindaci della provincia di Cosenza». Secondo alcune indiscrezioni, infatti, se «non verranno tempestivamente e con urgenza attivate tutte le misure necessarie a garantire un’organizzazione conforme ai criteri contenuti nel regolamento ministeriale» – scrive Zaccaro – il presidio ospedaliero del Pollino rischia davvero grosso. Negli ultimi tempi, «complice anche il piano di rientro dal debito che la sanità calabrese ha accumulato negli anni, l’ospedale ha subito un impoverimento in termini di offerta di assistenza, di posti letto e di personale sanitario e para-sanitario. Alcuni reparti sono stati chiusi, altri ridimensionati ed altri ancora non sono mai stati attivati, come ad esempio urologia. Se a tutto ciò si aggiunge l’assenza di una adeguata organizzazione della medicina territoriale, si ottiene un quadro assai esplicativo delle ragioni per cui anche le popolazioni del nostro territorio concorrono fortemente ad incrementare il grave fenomeno della migrazione sanitaria in Calabria, che costa alle casse regionali circa 250 milioni di euro all’anno e fa si che il più grande ospedale dei calabresi sia fuori della Regione». Secondo l’area riformista «non è più tollerabile che si debba ricorrere all’assistenza sanitaria in altre regioni anche per patologie lievi, non di particolare gravità, che potrebbero sicuramente essere trattate nei nostri nosocomi con minori costi per la Regione e minori disagi per gli assistiti. Ecco perchè in questa fase occorre un grande impegno collettivo affinchè sia scongiurato il rischio che il nostro ospedale perda lo status di ospedale di primo livello, con l’inevitabile conseguenza di vanificare risorse ed investimenti che nell’arco di un ventennio sono serviti a farne un presidio di riferimento regionale».