CASTROVILLARI – «Siamo fortemente preoccupati per la salvaguardia dei livelli occupazionali». Il commento di Antonio Di Franco, segretario comprensoriale generale della Fillea Cgil, all’uscita dall’assemblea con i lavoratori di Italcementi è lapidario. Solo due giorni fa l’incontro a Roma con il gruppo italiano che ha ceduto le sue quote ai tedeschi Heidelberg Cement per capire che succederà ai circa 3000 operai italiani che gravitano intorno al colosso del calcestruzzo. Ieri – fuori dall’orario di lavoro – l’assemblea con tutti i lavoratori le Rsu di Cgil e Cisl per riportare le notizie, a dir la verità poche, apprese nell’incontro romano e prepararsi ad una nuova vertenza se le decisioni dei tedeschi dovessero decidere di far scomparire dalla Calabria l’unico presidio rimasto, quello di Castrovillari, dopo la chiusura di Vibo Valentia. Per ora le notizie che si hanno sono che il gruppo tedesco ha fatto capire di voler rispettare gli accordi presi dalla proprietà italiana fino al gennaio 2016, che da queste parti significa cassa integrazione straordinaria per i lavoratori che da tempo non hanno più a disposizione il forno di cottura, ma solo il centro di macinazione. Dall’altro però si è parlato di «sinergie che porteranno ad un risparmio di oltre 100 milioni di euro». Questo per i Sindacati si traduce con una strategia di «sacrifici e tagli» che preoccupa molto le maestranze e la forza lavoro già segnata da una cassa integrazione che limita le attività ed i guadagni. In queste ore le segreterie nazionali si stanno attivando per convocare un incontro a Roma con il Ministero dello Sviluppo Economico già subito dopo l’estate e sicuramente prima del nuovo incontro con il gruppo bergamasco programmato per il 24 settembre prossimo. Si vuole capire al più presto possibile che ne sarà di una azienda che non avrà «più cuore e testa che parlano italiano» e soprattutto che non terrà più la sede nel Paese ma di sicuro trasferirà il quartier generale in Germania. Preoccupa il fatto che il settore del cemento sia in «crisi da tempo – aggiunge Di Franco – e che il Governo nazionale non abbia mai posto in essere politiche di rilancio di questo settore». Dunque un quadro complesso e fosco per il quale ora si deve attendere ma con le antenne dei lavoratori già drizzate per una possibile mobilitazione in caso di cattive notizie. Di certo tra gli operai non c’è serenità al momento perché non si capiscono le intenzioni della nuova proprietà. Prova dell’agitazione in essere lo è stato l’assemblea che si è svolta itinerante tra i locali di Italcementi ed il piazzale esterno, propri a causa della fibrillazione dei lavoratori. Il fatto che a Roma per il «futuro dell’azienda nessuno si sia sbottonato – continua il Sindacato – non è ci fa stare sereni. Non abbiamo ancora sentito dichiarazioni rassicurative sui livelli occupazionali». Per questo sindacati ed Rsu sono «usciti molto preoccupati da questo incontro, in questo momento è cambiata la storia di una realtà italiana» e nessuno sa dire che cosa ne sarà del futuro.