Partire «dall’esperienza» del passato per non commettere gli errori organizzativi che segnano da troppo tempo la sanità calabrese. Ma soprattutto offrire ai cittadini una «sanità efficace che vuole dare salute» alle popolazioni ed essere vicina ai bisogni dei territori. Il consigliere regionale, Ferdinando Laghi, del gruppo “De Magistris presidente” parte dall’ospedale di Castrovillari per illustrare la sua proposta di un piano sanitario regionale territoriale che propone sostanzialmente il ritorno alle 11 Asl. «Dopo 15 anni dagli sciagurati accorpamenti che hanno dato origine alle Asp abbiamo visto – ha dichiarato il consigliere regionale – che questi accorpamenti sono fallimentari: utili a politici e affaristi e fallimentari per la gestione della sanità». Per questo «in alternativa alla situazione attuale» Laghi propone un modello che riduce «nuovamente gli ambiti territoriali per portare la sanità vicino alle popolazioni e alle comunità e permettere il ruolo di partecipazione democratica dei cittadini, delle parti sociali e delle istituzioni locali»
Un ritorno al passato, ad un modello «che certamente ha funzionato meglio» rispetto alla «frammentazione ridicola» delle 31 Asl di un tempo e a quella delle Asp attuali che «vanno malissimo», senza però le «sbavature e le inefficienze che conosciamo e ci sono state». Un sistema che al netto dei conti fatti potrebbe avere un «incremento di spesa davvero risibile, ampiamente bilanciato dal sicuro miglioramento dell’offerta sanitaria» ha spiegato il consigliere regionale nell’incontro con la stampa di fronte all’ingresso dello Spoke Ferrari di Castrovillari.
Una proposta già inoltrata al presidente Roberto Occhiuto in qualità di commissario alla Sanità regionale, e al commissario dell’Asp Vincenzo La Regina e «condivisa dagli operatori, da chi vive la sanità e si trova a combattere le assurdità dell’attuale sistema organizzativo».
Le Aziende sanitarie provinciali sono «ingovernabili» – ha aggiunto Laghi – facendo l’esempio emblematico di quella di Cosenza, che afferisce ad un territorio che concentra il 40% della popolazione calabrese con territori orograficamente distinti e distanti. «Da anni in Calabria la programmazione sanitaria è assente e l’emergenza Covid l’ha dimostrato e ha dato un colpo a un sistema già zoppo e malfunzionante». Per questo bisogna «ricostruire l’assetto organizzativo» e «costruire la nuova casa della sanità calabrese partendo dall’esperienza».
Si centralizzino i costi delle atrezzature ma il governo della sanità deve tornare ad essere «in connessione con gli operatori, le istituzioni». E poi il dramma di sempre: la carenza di personale. Per questo Laghi ripropone come un mantra il bisogno di «assumere, assumere, assumere» a tempo indeterminato «non con incarichi semestrali ai quali non partecipa nessuno. Bisogna dare sicurezza agli operatori sanitari» e «franare l’emorragia» di medici e infermieri. La strategia del passato che ha aumentato il debito e desertificato le strutture sanitaie è ormai «inaccetabile».