Comitati di quartiere. Stanchi di essere inascoltati e pronti alle dimissioni

castrovillari città panorama

castrovillari città panorama

 

CASTROVILLARI – Sarebbero pronti alle dimissioni di massa i referenti dei nove comitati di quartiere della città. Lo strumento di partecipazione dal basso, voluto dall’amministrazione Lo Polito già nella sua prima esperienza governativa, e partito di fatto dopo la sua seconda rielezione a Sindaco della Città sarebbe “zoppo” a tal punto da limitarne di molto l’operatività. Così tanto che tutti i comitati, ad un anno dalla loro entrata in funzione, vedendosi sviliti delle loro funzioni, e praticamente inascoltati dall’amministrazione comunale che li ha eletti, potrebbero inscenare la clamorosa protesta al prossimo silenzio del Palazzo di Città. Eletti dal consiglio comunale nell’ottobre del 2015 i comitati si sono strutturati nelle zone di residenza – che dividono la città in nove grandi agglomerati urbani – procedendo all’elezione dei presidenti e dei comitati, e formulando diverse sollecitazioni come è nella loro funzione di mandato. Ma ad oggi nessuna risposta è mai arrivata dall’amministrazione comunale, colpevole, secondo quanto riferito dal coordinamento dei quartieri stessi, di aver lanciato una bella proposta che risulta però incapace di poter operare per come vorrebbe a servizio dei territori comunali. Da tempo è stata formulata una proposta di variazione del regolamento che al momento non è stata mai presa in carico né dalla commissione consiliare deputata, né tanto meno dal consiglio comunale. Alcuni membri dei nove comitati di fatto sono sempre assenti (e se chiede pertanto la loro decadenza), altri si sono dimessi ma il consiglio comunale che ne deve ratificare la dimissione o la decadenza non si è mai espresso in merito. Risultato: alcuni comitati di fatto sono bloccati nella loro azione e rappresentanza. In altre questioni, sebbene da regolamento dovrebbero fungere da elemento consultivo, non sono mai stati chiamati in causa. Tutte ragioni che hanno riempito il vaso della protesta che ora rischia di rovesciarsi sull’amministrazione che ha pensato uno strumento di partecipazione condivisa senza utilizzarlo mai.