Chiede giustizia per la sua malattia. Francesco Martino racconta la sua odissea

martino francesco autista

martino francesco autista

 

CASTROVILLARI – E’ una storia lunga 130 documenti ufficiali corroborata da tre denunce alla procura della Repubblica e sulla quale si sono avvicendati, nel tempo, ben cinque legali. Francesco Martino è un dipendente delle Ferrovie della Calabria al quale nel 2001 viene diagnosticata – dopo alcuni controlli di routine – l’insufficienza renale cronica con ipertensione arteriosa, poi confermata dalla Asl di Castrovillari come Nefropatia di Berger in «grado severo» che lo costringe ad «evitare stress psicofisici ed eventuale attività lavorativa che comporta turni stressanti». Una mazzata tra capo e collo per l’autista in servizio nel capoluogo del Pollino che, per carattere, non è uno che ama piangersi addosso. Inizia a Parma una terapia sperimentale per provare a condurre una vita quanto più normale possibile ma i medici sono chiari il suo obbligo è cambiare stile di vita. Lo stabilisce anche una commissione medica deputata a valutare il suo caso, Martino non può più svolgere mansioni di guida. Così l’azienda lo assegna ad un nuovo incarico, d’ufficio, come vuole il suo quadro clinico. Fino al 2009 quando, nelle fasi di riorganizzazione aziendale della ditta di trasporto pubblico calabrese, la vita lavorativa di Francesco Martino inizia a diventare un incubo, o come denuncerà lui alla Procura della Repubblica, ricca di «comportamenti» che ritiene «non etici, ostili e persecutori» che aggravano il suo «già grave e precario stato di salute». Lo scrive nero su bianco, circostanziando persone ed episodi, nelle carte che dal 2010 produce e deposita nelle stanze della Procura di Cosenza e di Castrovillari. Prima viene obbligato ad utilizzare il badge (unico dipendente a doverlo fare nel comparto lavorativo della città del Pollino) poi ad essere assegnato «senza mansioni» – racconta – presso l’ufficio movimento di Castrovillari. Dopo due giorni dalla prima querela sporta nel febbraio 2010 viene assegnato a lavorare sugli autobus come verificatore dei titoli di viaggi. E più volte rischia di arrivare al limite con il fisico quando il corpo chiede di urinare e lui si trova in viaggio e non può farlo. Quel che teme accade un giorno di marzo del 2010 presso la stazione di Cosenza, quando sceso dall’autobus sul quale presta servizio, non fa in tempo a raggiungere la toilette della stazione. E’ la scintilla dell’umiliazione che lo porta di nuovo davanti la Procura a denunciare ancora una volta lo stress psicofisico al quale scelte aziendali lo sottopongono senza tenere conto della sua malattia. Questa nuova querela lo fa mettere in aspettativa in attesa di una nuova visita della medicina del lavoro, anche se lui ha già conclamata la sindrome di Berger e si trovi assegnato il 67% di invalidità. Nel frattempo perde le spettanze accessorie. La visita medica conferma la sua sindrome ed anzi sottolinea che Martino deve lavorare in un ambiente micro temperato per non aggravare la sua condizione. Viene riammesso in servizio ma con turni girevoli. Fino a quando, ad oggi, il suo ufficio è la sua macchina. Perché non ha una collocazione precisa all’interno del comparto cittadino di Fdc. Una storia che chiede giustizia ma anche la risposta a tanti perché.