Poteva avere un finale tragico l’ennesimo evento critico presso la casa circondariale di Castrovillari. Lunedì – ma la notizia è stata diffusa solo oggi dall’Usspi (Unione Sindacati di Polizia Penitenziari) – un detenuto italiano con disturbi del comportamento ha iniziato a protestare per motivi poco chiari, urlando e devastando l’intera cella e poi appiccando un fuoco tramite un lenzuolo. «Solo la prontezza degli agenti di polizia Penitenziaria intervenuti immediatamente sul posto ha potuto sventare un evento che poteva avere ben altro finale» dichiarano il delegato regionale Calabria, Vincenzo Ventura, e il segretario provinciale, Gaetano Maurmo.
Questo tipo di eventi – spiegano i referenti dell’Usppi – «caratterizza l’intero sistema penitenziario, ed il problema dei detenuti affetti da patologie psichiatriche è sicuramente uno dei maggiori problemi da affrontare urgentemente. Inutile girarci intorno: chiudendo gli ospedali psichiatrici giudiziari si è pensato di sostituirli con le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, che oltre ad avere delle lunghe liste di attesa si sono rivelate insufficienti e inadeguate, per come esplicitato in modo chiaro in una recente sentenza della Corte Costituzionale che parla di un grave malfunzionamento strutturale del sistema di applicazione dell’assegnazione in queste residenze, con centinaia di persone, spesso già giudicate colpevoli di reati gravi, in lista attesa che aspettano dai dieci mesi in su».
La Polizia Penitenziaria – spiegano Ventura e Maurmo – «non è formata e preparata per gestire tale tipologia di detenuti affetti da problemi psichiatrici, i quali il più delle volte scaricano il proprio disagio sugli operatori che sistematicamente vengono aggrediti anche in modo grave. Per il Dipartimento l’unica possibilità di gestione è il continuo trasferimento di questi soggetti sperando che prima o poi qualche istituto riesca a gestirli in miglio modo: praticamente il cane che si morde la coda. E poco possono fare le direzioni degli istituti penitenziari come Castrovillari, assunto a modello in Calabria per le numerose iniziative tese al recupero dei detenuti, che però deve fare i conti con un personale carente nei numeri e che nonostante il carico di lavoro quotidiano riesce con tanta umanità a gestire situazioni che altrimenti potrebbero degenerare irrimediabilmente».
L’istituto del Pollino è ancora l’unico «a non avere le docce nelle camere detentive previste da venti anni». Mesi fa proprio Uspii denunciava atraverso un partecipato incontro con le forze sociali e politiche del territorio «le gravi condizioni in cui opera la Polizia Penitenziaria» chiedendo che ognuno «facesse la sua parte. Chiederemo nei prossimi giorni, unitamente al Presidente Giuseppe Moretti, e dopo la formazione del nuovo governo nazionale, un incontro urgente con il Provveditore della Calabria per capire quali urgenti soluzioni verranno adottate in ordine alle molteplici problematiche che riguardano la Polizia Penitenziaria calabrese e castrovillarese in particolare».