CASSANO ALL’JONIO – Diretto, sorridente, con le idee chiare e senza fronzoli. Mons. Francesco Savino inizia il suo ministero episcopale in Cassano con un preludio nella sala conferenze del Seminario Vescovile. Ad attenderlo ci sono gli operatori della stampa ai quali dice chiaramente di dover essere «annunciatori di verità» in un mondo dove la «Chiesa deve essere in dialogo con la cultura ed evangelizzare la cultura sulla visione dell’uomo, della vita e delal storia». E’ diretto, non si sottrae alle domande, ed ha voglia di dialogare ed enunciare subito lo “stile” del ministero che pubblicamente inizierà nel pomeriggio con il bagno di folla ad attenderlo per le strade di Cassano all’Jonio e con la celebrazione eucaristica che segnerà la presa di possesso della cattedra episcopale della Diocesi di Cassano, quella che prima di lui Papa Francesco affidò alla cura pastorale di Mons. Nunzio Galantino, anche lui tra i vescovi presenti nel pomeriggio nella Basilica cassanese.
Lo dice subito e senza paure: «io amo Cassano in Gesù» da quando il Papa gli ha conferito l’incarico di Pastore della chiesa locale. E lui chiarisce subito che Pastore vorrà essere: uno di quelli che «abbiano l’odore delle pecore» ecco perchè stamane ha deciso di stare tra le gente, farsi offrire un caffè, iniziare ad incrociare gli sguardi di quel popolo di Dio che lo Spirito e la Chiesa gli ha affidato da Vescovo. «Il mio cuore è uscita» – aggiunge con la passione di un innamorato – «appartiene agli altri perchè è stato conquistato da Gesù, del quale sono davvero innamorato». E così può dire in «libertà» alla sua sposa (la chiesa di Cassano) «ti amo in Gesù», ed ancora, «vengo per stare qui finché il Signore lo vorrà sono qui per amare questo popolo». Non si sottrae alle domande dei cronisti che lo incontrano per la prima volta. «Diamoci del tu» e chiamati «don Francesco. Spero che tutti mi chiamino don Francesco, Eccellenza è un titolo che spero di meritare l’ultimo giorno che starò tra di voi, perchè avrà voluto dire che sarà stato eccellente come servo del popolo di Cassano, servo di Cristo». Sorride di gioia ed afferma di vivere «una nuova primavera» anche se non nega che è stato duro il doversi allontanare dalla comunitò di Bitonto che lo ha visto per molti anni impegnato nel sociale e nella pastorale. Ma precisa: «non voglio sentirmi un pugliese in prestito alla Calabria. Da oggi sono onorato di essere uno di voi, che deve mettersi alla sequela di Gesù sul passo degli ultimi. I senza voce, le persone impoverite. Le fragilità oggi si allargano sempre di più. Proporrò alla chiesa che mi viene affidata sempre di scegliere Gesù come la stella del mattino sul passo degli ultimi. Sono i rifiuti gli avanzi della società che devono diventare le pietre angolari» del camminare verso Cristo.
Parla di giovani come «priorità» pastorale che deve diventare «il tema dei temi» perchè «corriamo il rischio che il Sud non avrà più giovani», di pastorale integrata che «deve declinarsi in ogni progetto» e di lavoro «da mettere al centro del discorso con le istituzioni. Basta ad una economia del selvaggio liberismo che non ha al centro la persona ma solo interesse. Viviamo l’idolatria della finanza, ma io sono per una economia reale, per ina Chiesa disponibile alla collaborazione per creare lavoro pulito. Convertiamo le nostre esistenze e le politiche di ogni tipo perchè i giovani abbiano un futuro». Poi parla del suo “metodo” che avrà due parametri. Il «discernimento comunitario» ascoltando lo Spirito, i sacerdoti, i collaboratori più stretti, la gente» e il «lasciarci interrogare dai segni dei tempi». Solo così potremo «camminare insieme ma insieme per camminare» combattendo il «narcisismo, l’individualismo e la globalizzazione dell’indifferenza che sono il Pilato ed il Narciso del nostro tempo». Don Tonino Bello, che ha conosciuto in vita, gli ha insegnato «a saper vivere insieme nelle diversità, la convivialitá delle differenze, che è sinfonia dei carismi e dei servizi». Per questo ha fatto appello a tutti a «mettere in gioco la nostra vita» contro le «lobby fuori e dentro la chiesa» ed a spendersi per «il bene comune». Sogna una Chiesa che sia prolungamento della pizza nell’ora liturgica e viceversa. E sul tema “caldo” della omosessualità chiede che non se faccia motivo di «scontro ne colonizzazione ideologica» ma annuncia che nella sua figura i fratelli e le sorelle omosessuali «troverà sempre la pastorale ascolto, dell’accoglienza e dell’inclusione». E poi conclude. «Alla mia diocesi chiedo: osiamo l’aurora». Il nuovo giorno di Cassano all’Jonio è già spuntato.