Arrestato il Re del Pesce. 58 arresti tra Cosenza e Salerno contro il Clan Muto

Carabinieri

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COSENZA – Francesco Muto, da circa 30 anni boss indiscusso della malavita sulle risorse economiche dell’alto Tirreno cosentino, noto come “Re del pesce” è finito in manette nelle prime ore di questa mattina nell’ambito di un’operazione dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Cosenza che si è estesa anche alla provincia di Salerno e in altre località del territorio nazionale. “Frontiera” questo il nome dell’operazione ha visto il coinvolgimento imponente di oltre 400 uomini dell’Arma provenienti anche dalla Campania, per circondare la zona di Cetraro e chiudere ogni via di fuga. Il generale dell’Arma, Giuseppe Governale, avrebbe anche rivelato che le indagini prendono spunto anche dall’omidicio del sindaco pescatore di Pollica, nel Cilento, Angelo Vassallo, anche se non risultano arresti e indagati riconducibili all’assassinio del primo cittadino campano. Sono 58 le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Catanzaro e spiccate contro persone indagate, tra l’altro, per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina. Tra gli arrestati, anche i figli del boss Luigi e Mary (detta Mara). Alcune ordinanze sono state notificate in carcere a diversi pregiudicati, ritenuti interni o vicini alla cosca. Ma nella lista delle 58 persone coinvolte ci sarebbe almeno una donna, o forse anche due, di origini castrovillaresi. Le indiscrezioni arrivano dagli ambienti investigativi anche se al momento nulla di ufficiale è stato confermato e si attende di consocere gli estremi della corposa ordinanza per valutare la posizione di tutti gli indagati. Al centro delle indagini resta però Francesco Muto, classe 1940, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa e capo di una delle cosche più violente della costa tirrenica che da sempre ha operato in un’area a forte impatto turistico e che monopolizzava la commercializzazione dei prodotti ittici, i servizi di lavanderia industriale delle strutture alberghiere e la vigilanza dei locali d’intrattenimento. Parallelamente a questo anche l’attività di spaccio di stupefacenti soprattutto nelle note località balneari di Diamante, Scalea e Praia a Mare. «Oggi abbiamo colpito i vertici di una delle famiglie più importanti della ‘ndrangheta – ha dichiarato il Procuratore Gratteri in conferenza stampa – La famiglia Muto di Cetraro, che tra l’altro controllava il pescato di tutte le imbarcazioni che operavano sulla costa cosentina. Ordinavano a tutti i pescatori che tipologia di pesce volevano, se non era quello imponevano di buttarlo in mare. Un particolare che testimonia la spietatezza della ‘ndrangheta, che arriva a vessare dei poveri pescatori. Controllavano questo pescato che rivendevano alla grande distribuzione e a tutti i ristoratori della fascia tirrenica cosentina. Andavano dagli amministratori dei grandi supermercati e imponevano la gestione della pescheria, pena severe ritorsioni». A dimostrazione della spietatezza del clan il pm Vincenzo Luberto ha raccontato di un episodio che narra di come «hanno fatto saltare in aria un supermercato il giorno dell’inaugurazione» nei pressi di Sala Consilina. Tra gli indagati anche diversi amministratori giudiziari. «Infedeli, asserviti alle organizzazioni mafiose, perché beni confiscati continuavano a essere gestiti dalla cosca» ha commentato il procuratore annunciando di aver chiesto le misure interdittive per questi amministratori giudiziari.