A chi giova non far decollare la politica dal basso?

partecipazione attiva
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CASTROVILLARI – Ci sono alcune esperienze virtuose, nel panorama politico italiano, che segnalano l’introduzione di assessorati orizzontali e a costo zero che producono «un’innovazione importante nell’organizzazione dell’amministrazione cittadina, permettendo, infatti, di scavalcare la logica degli assessorati verticali e funzionali e le problematiche di conflitti di competenze (o effetti “scarica-barile”) che spesso generano». Un virtuosismo che «oltre ad una non trascurabile dimensione di contributo concreto alla vita urbana» fa emergere «una indubbia realtà di modifica delle percezioni, delle aspettative e delle potenzialità di far sentire la propria voce da parte di attori non istituzionali, che si accompagna ad un uso competente delle nuove tecnologie». Questa stessa funzione virtuosa degli assessorati orizzontali – che in città vengono definiti “senza portafoglio” – nel sistemi politici locali «hanno difficoltà ad ammettere la rilevanza di queste pratiche ed a lasciarsene trasformare e influenzare, a parte alcune interessanti, quanto circoscritte, eccezioni». Il perchè se lo chiede Cristina Cosentino, responsabile per il governo Lo Polito dei comitati di quartiere cittadini. «Sarà per una sedimentata ed ormai al collasso difesa di rendite di posizione e scarsa attitudine a cedere spazi di potere, che inevitabilmente vengono resi disponibili a un maggior numero e a una diversa tipologia di attori se i processi decisionali divengono realmente più inclusivi e trasparenti e si basano su forme diffuse di co-produzione». Domande che restano sul fondo della strutturazione dei comitati di quartiere. Nel prossimo consiglio comunale un punto all’ordine del giorno tratterà la porposta di  modifica al Regolamento che li “governa” (più volte palesato come manchevole della operosità dovuta). La lungimiranza dell’amministrazione Lo Polito che ha introdotto l’esistenza dei quartieri è stata sconfitta dalla mancata messa in funzione di questo strumento di partecipazione dal basso. Come dire buona l’intenzione ma non la sua riuscita. Eppure in Italia sono tante le iniziative di trasformazione urbana dal basso connotate anche in relazione al deposito fisico che producono (riuso di edifici abbandonati, community gardens, etc…), o altrimenti legate ad innovazioni più immateriali, di tipo organizzativo (come le piattaforme di condivisione di beni, servizi e competenze, le forme di partecipazione condivisa, etc…). «Un altro “piccolo” esempio di tendenza è rappresentato, infatti, dal percorso di crowdfunding civico – aggiunge la Cosentino – che ha portato al restauro del portico di San Luca a Bologna o i nuovi meccanismi di crowdfunding promossi dal Comune di Milano. Decisamente interessanti risultano, poi, le esperienze dei bilanci partecipativi o di tipo sociale, di cui pure Milano e altre città italiane hanno fatto esperienza negli anni più recenti». Chissà quando si potrà fare nella città del Pollino.