CASTROVILLARI – Eravamo nel pieno della campagna elettorale per le amministrative del 2012. La notte tra il 5 ed il 6 marzo 2012 nel rione civita tutti udirono distintamente il boato che segnava il crollo – scoperto alle prime luci del mattino – del costone di terra che passa accanto all’uinca strada di collegamento che porta al Santuario mariano della Madonna del Castello. A quattro anni da quell’episodio l’unica cosa che è cambiata è il profilo del costone che continua ad erodersi per l’effetto della pioggia e del tempo. Il problema dove era è rimasto. A nulla è servito il mega progetto promosso da una equipe di professionisti locali (con cifre da capogiro mai reperite), nè il comitato consiliare, nè quello civico promosso da alcuni affezionati al luogo sacro. Le amministrazioni passate e presenti (che poi hanno nell’espressione del Sindaco la stessa persona) nè tantomeno le opposizioni – pronte a manifestare in tante occasioni (ma mai per questa altrettanto nobile emergenza cittadina) sono riuscite a portare la problematica all’attenzione dei governi nazionali, regionali, provinciali. Nell’ottobre scorso – ad onor di cronaca – l’amministrazione guidata dal Lo Polito Bis ha annunciato di aver trasmesso alla Regione Calabria il progetto preliminare per la realizzazione degli interventi utili al ripristino della viabilità della strada che, dal marzo 2012 è chiusa a causa della frana che ha interessato il colle dove sorge il Santuario della Madonna del Castello. Un progetto che però ancora non si conosce nello specifico e del quale non si conosce l’iter. Uno stallo di una emergenza idrogeologico che perfino il vescovo di Cassano all’Jonio ha messo al centro della sua azione pastorale, promuovendo il Santuario come porta santa dell’Anno Giubilare della Misericordia per la Vicaria di Castrovillari, volendo così ribadire la necessità di attenzione al luogo di culto, alla sua storia ed il suo legame con Castrovillari. Ma la verità nuda e cruda è che al di là dei proclami, delle tantissime passerelle politiche di questi anni, dei comizi bipartisan dai palchi delle campagna elettorali recenti e passate, la città anche su questa emergenza è rimasta divisa nelle sue espressioni politiche producendo un nulla di fatto. Al di là di qualche devoto, che nonostante la scomodità di accesso continua a frequentare il santuario, e della passione del rettore, don Carmine De Bartolo, sul colle tutto è fermo, immobile come quattro anni fa. Dopo quel tonfo crudo di una grossa placca di terra ci fu il silenzio che regna ancora sovrano oggi. Nessuno si senta escluso. Perchè in questa storia chiunque punta il dito verso qualcun’altro cercando di addossare fuori da sè le colpe per il tempo trascorso nel non fare (fateci caso guardandovi la mano) se ne ritroverà ben tre puntate verso se stesso che ricordano a tutti quel che ciascuno non ha fatto per un bene della città. Dunque se proprio si ha voglia di tirare fuori le mani dalla tasca (dove comodamente sono state fino ad ora) lo si faccia per iniziare a fare insieme.