Tra nove mesi nascerà Isacco, il figlio (im)possibile del Vangelo vissuto

Savino Dopodinoi

Savino Dopodinoi

 

CASTROVILLARI – Lì dove c’era abbandono, ci sarà relazione. Dove i topi ballavano ci sarà spazio per la socialità ed i laboratori. Lì dove molti giovani sceglievano di “bucarsi” la vita ce ne saranno tanti altri che si sporcheranno le mani per aiutare quella degli ultimi, i dimenticati, che da sempre sono al centro della missione sacerdotale, prima, ed episcopale, ora, di don Francesco Savino. Il Vescovo di Cassano all’Jonio ha scelto, in continuità con quanto afferma Papa Francesco, di buttare il cuore oltre l’ostacolo dello scietticismo e del “sospetto”, di mostrare il volto vero e reale, concreto ed umano, della chiesa in uscita. Non più solo uno slogan da copertina, ma una dinamica concreta di relazione e passione per l’uomo, soprattutto se sofferente, fragile e senza voce. I prediletti del Signore – nel Vangelo – diventano i prediletti della Chiesa madre e sposa che don Francesco Savino va declinando nella “convivialità delle differenze”. Uomo di chiesa “sognatore” con «il giornale in una mano ed il Vangelo nell’altra» il suo vivere con il cuore rivolto a Cristo ed i piedi ben piantati nel «magistero della strada» lo ha raccontato bene nella presentazione della prima e forse più importante opera segno che la sua Diocesi si appresta a concepire sul territorio. Tra nove mesi – appunto il tempo di una gestazione – nascerà Isacco I (al quale seguirà Isacco II) il primo modulo di accoglienza per soggetti portatori di Handicap che prenderà sede nel Convitto Vescovile Sacro Cuore di Castrovillari. Il primo segno possibile, dei sette in programma, che la Fondazione di Comunità Onlus voluta dal vescovo realizzerà dare «testimonianza di speranza costruita ed organizzata attraverso uomini e donne professionisti attraverso il duplice risvolto volontariato – lavoro che insieme faranno una scelta su cui si gioca la democrazia matura del sud nel presente e nel futuro». Non solo un’opera di recupero di uno stabile abbandonato di proprietà della Chiesa, vuol far capire subito Monsignor Savino. Ma qualcosa di molto di più.

 

 Savino benedizione Dopodinoi

 

Un’opera segno – per dirla nel gergo papale – che affermi la «civiltà dell’amore possibile» che si realizza quando – in tempo di crisi – invece che pensare ai soldi che non ci sono si «progetta» per superare i propri limiti e «ragionare – spiega Savino – non dal punto di vista di chi sta bene ma da chi fa fatica a vivere la vita, gli ultimi» o come direbbe Francesco gli «scartati». Ed a pensarci bene la storia cristiana ha origine da uno scartato, Gesù di Nazaret. Al vescovo piace «mettersi in gioco» e con l’aiuto dello Spirito Santo sognare l’impossibile che con Dio diventa sempre possibile. Ecco perchè Isacco, il figlio considerato impossibile da Sara nella Bibbia, diventa il nome della prima opera su cui nessuno avrebbe mai scommesso. Nel giro di 24 mesi tutte e sette le opere in programma – il progetto Dopo di Noi con due moduli, due centri diurni per diversamente abili, la comunità alloggio per anziani, i mini appartamenti e la piscina riabilitativa – saranno realizzate, annuncia Raffaele Bloise per conto del pool di tecnici che seguiranno i lavori. Così la Diocesi da vita – non a caso alla vigilia di Pentecoste – alla Casa della Misericordia dove tutte le associazioni del volontariato potranno diventare protagoniste di una democrazia partecipata o welfare community che metta al centro il valore umano prima del capitale economico. Così si annuncia che ogni vita è portatore di valori, o per dirla evangelicamente, che «tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima ed io ti amo» (Isaia). Una sfida vera per la chiesa non dalle mani in tasca, ma che le tira fuori e se le sporca per servire l’uomo, nella sua diversità ed unicità.