MORANO CALABRO – Si era vista revocare il parcheggio per disabili perchè – secondo il Comune di Morano Calabro – lei dello stallo personalizzato non aveva diritto. Per il Sindaco Nicolò De Bartolò, che ne firmò la rovoca di ordinanza nel dicembre 2014, era «semplicemente una questione di legittimità». Carmela Guaragna, questo il nome della donna, nei giorni scorsi si è vista riconoscere la ragione di quanto accaduto dal Tar Calabri che, oltre ad annullare l’ordinanza n° 83/2014 del 10 dicembre 2014 con la quale le veniva tolto lo stallo per disabili, ha condannato il Comune stesso, in persona del suo Sindaco in carica, alla refusione, in favore dello Stato, delle spese e delle competenze di lite, nella somma di euro 1.500,00. I Giudici amministrativi hanno ritenuto «fondato il primo motivo di ricorso – presentato a nome della donna dagli avvocati Vincenzo Maradei, patrocinatore della causa dinnanzi al Tar, insieme a Luigi Bloise – con il quale la ricorrente ha lamentato l’incompetenza del Sindaco ad emanare il provvedimento impugnato» affermando che «spetta al dirigente comunale il potere di emanare i provvedimenti diretti a regolare la circolazione e la sosta dei veicoli del centro abitato». Ha dovuto attendere quattro mesi per «riottenere un diritto che proviene da una mia situazione personale. Sono stati mesi molto lunghi – aggiunge la donna – in cui ho pensato tante volte alle ragioni dell’ingiustizia subita ed al perché ci fosse stato tanto accanimento da parte di un Ente come il Comune di Morano Calabro, che dovrebbe tutelare soprattutto i diritti dei soggetti diversamente abili». Ma la Guaragna «dinnanzi ad una politica che ostenta sicumera e arroganza, non tiene conto delle sensibilità e delle condizioni di chi è più debole ed indifeso, anzi lancia sfide» ha deciso di determinarsi «pur tra mille difficoltà» per «tutelare i miei diritti. Alla fine l’unico soggetto in causa che non aveva alcun diritto a fare nulla perché incompetente ad emanare l’atto è il Sindaco di Morano Calabro». In un breve scritto la donna afferma di non essersi data una risposta su quanto accaduto ma «ho compreso – continua – però che ci si è nascosti soltanto dietro il “presunto” rispetto delle norme per fare del male ad una persona che di male già è costretta a subirne tanto. Non sono riuscita a capire dove siano finite, in questa circostanza, quelle parole belle e dense di significato quale giustizia e solidarietà di cui tanto ci si riempie la bocca. Sono rimasta inorridita dalla tracotanza politica di chi vuole con la forza far prevalere la sua ragione contro ogni noma e contro la dignità della persona. Mi ha colpita, purtroppo, ancor di più, la volontà di mistificare un’azione chiaramente mortificante e penalizzante nei confronti di un disabile come un atto di giustizia. Ciò che fa più male in questi casi è il silenzio da parte di tutti, voglio non credere che nell’ente Comune di Morano non ci sia stato un qualsiasi soggetto capace di dire una parola a sostegno di una giusta causa. Sono contenta, quindi, di aver ottenuto, da parte delle sedi competenti, l’accoglimento della mia richiesta e spero almeno che gli organi preposti eseguano la sentenza in breve tempo per non dover continuare a patire ancora per molto il disagio che ho patito sin ora».