COSENZA – Due ore di serrato confronto tra i tecnicismi e gli allarmi sociali per arrivare a definire che urge un tavolo tecnico (che il Prefetto Tomao si è impegnato a sollecitare) con la Regione Calabria per definire i contorni di una vicenda che, è palese, ha due visioni distinte e contrapposte. Su un punto c’è l’accordo totale che la discarica di Campolescia deve essere chiusa definitivamente. E’ la strada da percorrere per arrivare a questo risultato che non mette d’accordo l’Amministrazione Comunale, le opposizioni, il Comitato di Cammarata contrario alla riapertura della discarica che sorge in pieno distretto agroalimentare, le sigle sindacali che difendono gli operai della filiera agricola e le associazioni di categoria che tutelano gli imprenditori. Una matassa complessa di esigenze e problematiche che sono arrivate sul tavolo del Prefetto in tutta la sua complessità ed evidenza di posizioni diversificate su richiesta della Cgil (presente con Angelo Sposato e Silvano Lanciano) che aveva sollecitato l’organismo di Governo territoriale a fine febbraio. Da una parte il Sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, che con l’amministrazione sta portando avanti il progetto di messa in sicurezza della discarica ha ribadito che non c’è «nessuna intenzione di aumentare la capacità di abbanco» perchè l’obiettivo dell’amministrazione «è la chiusura» del sito ma oggi manca una «situazione concreta» per chiudere immediatamente la discarica che è lì – è bene ricordarlo – da oltre 12 anni ed è pericolosa nello stato in cui si trova oggi. Dall’altra il Comitato di Cammarata (rappresentato da Francesco Barbino), le associazioni di categoria (Coldiretti, Cia, Confagricoltura con Pietro Tarasi, Ferdinando Mortati e Fulvia Caligiuri) e Isde medici per l’Ambiente (con Ferdinando Laghi) che sostengono che le opere in corso di realizzazione sul sito castrovillarese siano preparatorie alla riapertura e che si oppongono all’arrivo di qualunque quantitativo di rifiuti da allocare. Nel mezzo la Regione Calabria e l’Arpacal (con i loro consulenti tecnici) che hanno provato a rassicurare le parti avverse che se di invio di rifiuti si parlerà sarà solo per raggiungere il piano campagna, che invece le associazioni precisano già variato in difformità al progetto definitivo ed esecutivo. Così come in merito ai tanto contestati argini (di terra e non in muratura vietati dalle autorizzazioni), oggi difformi rispetto al piano campagna, sono serviti in questi giorni di grandi piogge ad evitare la tracimazione del percolato nel terreno (come mostrato attraverso foto del sito) e dovranno ritornare ai profili originari secondo le planimetrie mostrate in sede di riunione ed allegate ai progetti autorizzati dalla Regione Calabria. Un lungo braccio di ferro (in particolar modo tecnico) che non ha portato a nessun risultato concreto. Le associazioni di categoria volevano la sospensione dei lavori. Punto sul quale il sindaco si è irrigidito adducendo le problematiche che derivano dalle penali per un appalto in corso d’opera. Il Comitato di Cammarata (che si riunirà stasera per valutare l’esito della consultazione dal Prefetto) è pronto a fare le barricate e «bloccare la città» ed il territorio con nuove ed imminenti manifestazioni per difendere il territorio e la sua immagine. La questione che rimane in sospeso è la questione economica che servirebbe per tombare e subito la discarica. Nel corso della penultima manifestazione di piazza il presidente regionale di Coldiretti aveva informato della possibilità di utilizzare i fondi Por per provare ad ottenerli. Ma ad oggi il Sindaco e l’Amministrazione non hanno provveduto ad inoltrare alcun progetto in tale senso, e neanche le associazioni di categoria che dicono di attendere il tavolo tecnico con il Comune per provare a trovare una strada diversa. Se tutti vogliono la chiusura della discarica e non vogliono nessun nuovo abbanco (come ufficialmente dicono tutti gli attori in campo) perchè non si prova a trovare la strada di un finanziamento regionale per procedere alla definitiva tombatura? Una domanda che attende di trovare le risposte tecnico-istituzionali per capire dove sta la verità di una vicenda complicata. Intanto tra un mese finiranno i lavori di messa in sicurezza, sempre che le proteste di piazza non rischino di bloccarli.