ROSSANO – Si ritroveranno a Roma il prossimo 17 marzo per mettere in piedi l’ennesima protesta che servirà a ribadire la necessità di un recupero del Tribunale di Rossano. In attesa della moibilitazione il Gruppo d’Azione per la Verità ha inviato una missiva al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per sollecitare le richieste «inascoltate» sulla necessità di «revisione della decisione assunta» in merito alla riorganizzazione della geografia giudiziaria italiana, che ha visto soppresso il Tribunale di Rossano che «va contro ogni logica ragionevole». Secondo il comitato il territorio dell’ex palazzo di giustizia «presenta una serie di peculiarità che non sono state opportunamente tenute nella debita considerazione. Tra queste l’estensione del territorio e conseguente numero di abitanti, carichi di lavoro e indice delle sopravvenienze, specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e non da ultimo il tasso di impatto della criminalità organizzata confermata dalla presenza di soggetti sottoposti al 41 bis e un Consiglio comunale sciolto per mafia». Un tribunale dalla lunga storia «chiuso ed accorpato a quello di Castrovillari». Decisione che per tutti «è apparsa a tutti gli effetti come l’ennesimo atto di abbandono dello Stato per il Sud e la sue gente. Ci siamo sentiti lesi nella nostra dignità di cittadini e di uomini. Soprattutto nella misura in cui nessuno ha voluto ascoltare le nostre ragioni, oggettive e concrete, che esulavano dal mero intento campanilistico di vantare la presenza di un Tribunale nel proprio territorio». A Sergio Mattarella il Gruppo d’Azione inoltra la «preghiera di valutare e tenere nella giusta considerazione» le sollecitazioni al fine di «comprendere l’errore commesso e l’ingiustizia perpetrata ai danni di un intero territorio di oltre 134 mila abitanti» ai quali «è stato negato il diritto alla giustizia». Nella lunga missiva vengono esplicitate le difficoltà logistiche, con una sede accorpante senza una stazione ferroviaria, e raggiungibile solo attraverso la Statale 106 jonica prima di imboccare la strada provinciale 534 da «lunghi anni disagiata a causa di lavori in corso attualmente sospesi dopo un’inchiesta dell’autorità giudiziaria». Lo Stato nella sua decisione ha forse «volutamente» dimenticato che Rossano è sede di casa di reclusione di massima sicurezza che è la terza della Calabria per grandezza e capienza, in cui sono ristretti nel settore di massima sicurezza 70 detenuti di fede musulmana, dei quali 21 condannati per il reato di terrorismo internazionale ( 1 ritenuto vicino all’Isis, mentre gli altri militanti di Al Qaeda, tutti con pena definitiva al 2026), tanto che il carcere rossanese è balzato agli onori della cronaca come la “Guantanamo d’Italia”. «E qui, proprio qui, dove la presenza dello Stato dovrebbe essere tangibile e percepibile da cittadini e criminali, si decide invece di chiudere un Tribunale, determinando il conseguente ridimensionamento delle forze di polizia e indotti vari». La difficoltà maggiore in riva allo Jonio è «comprendere la parola “spending rewue”». Ed ora si chiede – è il caso di dirlo – giustizia al massimo esponente dello Stato, il Presidente della Repubblica.