MORMANNO – La venuta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, prevista per domani mattina a Mormanno sulla A3 Salerno Reggio Calabria ha suscitato nelle organizzazioni sindacali l’attenzione su una serie di questioni che sono ancora aperte e che necessitano risposte certe ed impegni concreti. In particolare è una “fotografia di una Calabria abbandonata” quella scattata dalle segreterie unitarie di CGIL CISL UIL dell’intera provincia cosentina Questioni che il 14 dicembre hanno portato le popolazioni della Sibaritide a mobilitarsi in modo unitario. Insieme, Cisl, Cgil e Uil hanno “chiesto chiarezza sulla sorte di fondi stanziati da anni che restano ancora bloccati nei cassetti del Cipe”. Ed ancora hanno interrogato l’esecutivo sul destino di cantieri promessi e mai aperti. Le tratte Roseto-Sibari e Sibari-Mandatoriccio-Crotone della Statale Ionica, per fare solo due esempi. La prima che aspetta “invano” da anni un via libera dal Comitato interministeriale. La seconda, considerata dall’Aci una delle arterie più pericolose d’Italia – solo due giorni fa è stata teatro di un nuovo grave incidente a Villapiana – rischia di veder derubricati gli interventi di riqualificazione a semplice restyling. CGIL, CISL e Uil “nutrono le stesse perplessità per quanto concerne la A3 Salerno-Reggio Calabria soprattutto a seguito delle dichiarazioni del Premier Matteo Renzi” che ha annunciato il completamento della A3 per il 22 Dicembre 2016. “Saremmo felici che ciò avvenisse ma siamo costretti a constatare concretamente che ciò non sarà possibile alla luce di una serie di tratti non ancora ammodernati, non finanziati e di estremo pericolo per le popolazioni perché soggette a rischio dissesto idrogeologico”. Il riferimento è alla Morano-Sibari “ma con maggiore preoccupazione al tratto Cosenza-Altilia che in maniera evidente risulta pericoloso, inadeguato e come avvenuto nei mesi scorsi dopo le nevicate del 19 gennaio, ha tenuto in ostaggio centinaia di automobilisti per più di dodici ore al freddo ed al gelo”. Eppure il governo Renzi aveva inserito nel Def 2015, il completamento della Salerno-Reggio tra le 25 priorità nazionali. “Lo ha poi fatto nella Legge di Stabilità, inserendo specifiche clausole di flessibilità per gli investimenti”. I fatti oggi “parlano un’altra lingua”. Prendiamo la Salerno-Reggio scrivono i sindacati. “ Il finanziamento da 3 miliardi previsti nel piano pluriennale scende a 700 milioni. Ancora peggiore la prospettiva per la Statale Ionica: si passa da 6,3 miliardi a 1,5. I tagli, decisi «per mancanza di copertura», riguardano risorse riallocate dal governo Prodi sulla viabilità calabrese dopo il superamento del progetto Ponte sullo Stretto. Denari poi dirottati dal successivo governo Berlusconi su altri capitoli di spesa. E quando i soldi ci sono, vengono tenuti in ostaggio per anni”. E’ il “caso del tratto Statale Ionica Sibari-Roseto, su cui sono programmati interventi per quasi un miliardo che aspettano da 6 anni un via libera dal Cipe. nel verso opposto c’è la Sibari Crotone, che registra indici di pericolosità tra i più elevati d’Italia e che aspetta da anni la messa in posa di un nuovo tracciato a due corsie”.Ora continuano le tre sigle sindacali “il rischio di una drastica riduzione dell’investimento, con un nuovo progetto che limiterebbe l’intervento a un semplice restyling. La «strada della morte» resterebbe così a una sola corsia. E’ il caso della SS 534 Sibari-Firmo con i tempi di realizzazione abbondantemente scaduti e il rischio concreto di perdita di quei finanziamenti se l’opera non viene completata entro il 31 marzo 2017”. Ce n’è abbastanza “per chiedere al Governo l’apertura di un «cantiere Calabria». Un coordinamento che unisca Regione, grandi aziende pubbliche e private – tra cui ferrovie, Anas, Enel – e parti sociali nella definizione dei progetti indifferibili. Non è meridionalismo piagnone, ma consapevolezza del tempo perso, delle occasioni perdute. Coscienza del mancato coraggio che in questi anni avrebbe dovuto condurre a investimenti capaci di colmare un divario che tiene inchiodato non solo il Sud e la Calabria, ma tutto il Paese. E’ tempo di una svolta”.