CASTROVILLARI – Per ora è una notizia informale, in attesa di essere confermata come certa dalla comunicazione ufficiale del Ministero degli Interni. La commissione nazionale per l’equilibrio di lancio degli enti locali ha autorizzato i contratti dei lavoratori Lsu/Lpu del Comune di Castrovillari concedendo la proroga di quelli autorizzati in data 15 dicembre. La decorrenza è dal primo gennaio 2016, assicurando così la continuità occupazionale che tante volte era stata messa in discussione e di cui si temeva gli effetti in termini di pagamento. UNa lunga odissea sulla quale si sono impegnate le sigle sindacali di Cgil e Confial che più volte ed in modi diversi hanno richiamato il comune alle proprie responsabilità sollecitando l’avvio delle pratiche che, per motivi burocratici, erano state rimandate mettendo a rischio la prosecuzione del rapporto contrattuale tra i precari e l’Ente. Ora che la questione è risolta positivamente il Comune di Castrovillari dovrà – non appena ricevuta la comunicazione ufficiale – inoltrare all’Inps l’Unilav e la Regione Calabria dovrà autorizzare l’ente locale per utilizzare i fondi residui rimasti dal 2015 per pagare le spettanze dei lavoratori. Nel computo delle somme sono inseriti anche gli assegni familiari del 2015 e del secondo semestre del 2014. Pur nel compiacimento del risultato raggiunto ma critico verso l’Amministrazione comunale si è espresso Benedetto Di Iacovo, segretario funzione pubblica di Confial, sottolineando i «danni collaterali di un pressappochismo della dirigenza amministrativa interna che, ancora una volta ha arrecato un danno ai lavoratori per non avere avuto la bontà di aspettare questo provvedimento e sapere così in che termini doveva remunerare il periodo pregresso a questa autorizzazione». Ai lavoratori che vantavano circa tre mesi di retribuzione «è stato erogato un acconto di mille euro lordi, eroso tutto da trattenute che non dovevano essere effettuate. L’Amministrazione – ha proseguito Di Iacovo – farebbe bene a mettere ordine negli uffici amministrativi, sopratutto nel personale e ragioneria. Troppi gli errori, le sviste, le omissioni. Ma anche la parte politica è colpevole quando non ha il coraggio di scrivere in una delibera il nome di una organizzazione che avanza una richiesta, seppure legittima, ma non tutte le organizzazioni, per come invece è stato riportato in delibera avevano fatto quella richiesta e cioè l’acconto, che oggi si è rivelato un cappio alla gola dei lavoratori».