CASTROVILLARI – «Il Sud e la Calabria non hanno bisogno di altri scippi». Per questo quello che è iniziato ieri mattina davanti i cancelli dell’Italcementi di Castrovillari è uno sciopero che nasce solo per salvaguardare 80 posti di lavoro a rischio nello stabilimento, ed altri 200 nell’indotto, ma è il simbolo di una terra che è stanca di essere «figlia di un Dio minore». Lo dicono senza mezzi termini gli operai, arrabbiati come non mai e che dalle sei di mattina hanno iniziato a presidiare ad «oltranza» l’ultimo baluardo di fabbrica che esiste nel territorio del Pollino, ed i rappresentanti sindacali di Fillea Cgil e Filca Cisl, Antonio Di Franco e Mauro Venulejo anche loro in sciopero permanente in questa vicenda che è «paradossale» in un comprensorio dove Anas e Governo «annunciano più di 3 miliari e mezzo di investimenti infrastrutturali» ed Italcementi «chiude gli impianti industriali» che di fatto sono venduti alla nuova proprietà tedesca di Heidelberg. Da ieri mattina il sito industriale che la proprietà bergamasca in uscita vorrebbe ridimensionare in centro di macinazione è bloccato. Nessun mezzo entra o esce dallo stabilimento. Stop alla produzione. Braccia incrociate per tutti. Davanti al grande cancello in ferro il picchetto degli operai è il segnale di un blocco totale delle attività e di una protesta che ora alza il livello dello sciopero per difendere tutti i posti di lavoro. Il Governo, attraverso il sottosegretario Bellanova, nell’ultimo incontro romano era stato chiaro: le fabbriche non si toccano. E si era reso disponibile alla concessione della cassa integrazione per il comparto Italcementi. Volontà da «ravvisarsi chiaramente nella opportunità, in attesa che subentri la nuova proprietà Heidelberg Cement non prima dell’ estate del 2016, di mantenere la struttura industriale intatta e tutti i lavoratori all’ interno del perimetro aziendale» spiegano i Sindacati. Scelta giusta che permetterebbe di affrontare il nuovo piano industriale di questa “eccellenza italiana” fatta di uomini, professionalità e ricerca, con la nuova proprietà. Ma la scelta di Italcementi è «in contraddizione con quanto richiesto dal Governo». Permetterebbe sì «la copertura a tutti i lavoratori ma allo stesso tempo farebbe delle scelte industriali che soprattutto al Sud dismetterebbero due fabbriche Salerno e Castrovillari contravvenendo all’ultimo piano industriale presentato anche in sede ministeriale nel 2013». Per questo la battaglia iniziata ieri a Castrovillari vuole puntare a salvare tutti i posti di lavoro e richiama l’attenzione del Governo Renzi che annuncia «nuovi posti di lavoro per il Sud e per la Calabria». A questo proclami «rispondiamo di iniziare dal mantenimento di quelli in essere altrimenti sarebbero incoerenti e difficilmente comprensibili» aggiungono lavoratori e sindacati mentre davanti ai cancelli cala il buio della prima notte all’addiaccio.