Non avrebbero segnalato la presenza della Mercedes con i vetri rotti e all’interno i corpi di Maurizio Scorza e la sua compagna, Hanene Hendhli. Per questo due vigili urbani di Castrovillari sono stati indagati dalla Dda per frode processuale penale, depistaggio e favoreggiamento.
Il procuratore aggiunto Giancarlo Novelli ed il pm antimafia Alessandro Riello contesta questa posizione a due agenti in servizio quel 4 aprile del 2022, quando in contrada Gammellone, nelle campagne di Castrovillari fu ritrovata l’auto dell’agguato mortale a Scorza. Episodio criminale per il quale ieri è stato arrestato il 56enne cassanese, Francesco Adduci.
I magistrati – secondo quanto riporta oggi la Gazzetta del Sud – avevano chiesto l’arresto degli esponenti della polizia locale ritenendoli responsabili di non aver segnalato la presenza della Mercedes con i vetri rotti e all’interno i corpi senza vita delle vittime dell’agguato criminale consumato nelle campagne tra Castrovillari e Cassano. Un’accusa che gli indagati tuttavia respingono limitandosi ad affermare di non aver notato il veicolo posto sul ciglio della strada che da contrada Gammellone conduce in direzione di Castrovillari.
Il gip, Chiara Esposito, non ha ritenuto di accogliere la richiesta di arresto sottolineando che non v’è prova che i due vigili urbani abbiano mentito sostenendo di non aver incrociato la vettura con le vittime. La ricostruzione della Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, è tuttavia basata sulle immagini girate da alcune telecamere installate nella zona. Una cosa è certa: i sicari hanno improvvisamente abbandonato la Mercedes perchè “disturbati” da qualcosa.
L’azione di spostamento del veicolo dalla masseria di Francesco Adduci a un posto diverso avrebbe avuto – a parere degli inquirenti – l’obiettivo di ostacolare la ricostruzione dei fatti e di evitare ad Adduci qualsiasi problema di tipo giudiziario.
Il gruppo armato, infatti, dopo aver ucciso fuori dall’auto Maurizio Scorza, gli ha rimesso addosso il giubbotto in senso contrario a quello normale calzandogli in testa il cappuccio per evitare che rimanessero sul terreno tracce di sangue. Il liquido ematico, infatti, è stato rinvenuto copioso solo all’interno del baule della Mercedes. Francesco Adduci ha dichiarato ai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale e della compagnia di Cassano di aver incontrato Scorza, di avergli consegnato l’agnellino e di essere rientrato nella masseria per accudire le bestie.
L’uomo non avrebbe neppure sentito la detonazioni prodotte dalle pistole dei killer. Una tesi che non ha affatto convinto i magistrati e gli investigatori che continuano la doviziosa ricerca di particolari e ricostruzioni per arrivare a scovare il commando omicida che giustiziò Maurizio Scorza.