Violenza fine a se stessa, senza motivi precisi. Quasi uno sfogo per una società che spinge sempre più alla prevaricazione sull’altro. Anche a Castrovillari le risse tra giovanissimi, più volte denunciate dai telegiornali nazionali con filmati al limite della decenza spiattellati nei servizi di cronaca della grandi città, stanno diventando un fenomeno frequente. Non solo ragazzetti, poco più che tredicenni, ma anche ragazze, il gentil sesso, si confrontano e si accapigliano spesso per una semplice parola di troppo o per uno sguardo ritenuto inopportuno o peggio ancora per un amore conteso.
Cresce in queste ore la preoccupazione dei genitori, sempre più disarmati difronte a tanta escalation fisica che coinvolge davvero chiunque senza distinzione di ceto e di età. In questi giorni su molte chat prima di giovani, poi anche di adulti, girano le immagini dell’ultima zuffa tra ragazze nei pressi di un noto locale del centro. Una baruffa con tirata di capelli e rovinosa caduta in terra, con tutta una pletora di amici o conoscenti a godersi la scena invece di intervenire, che ha fatto il giro di centinaia di dispositivi mobili, generando spesso curiosità, ilarità nel peggiore dei casi, senza davvero ingenerare una seria riflessione su che società stiamo costruendo e che futuro stiamo assicurando alle nuove generazioni.
Risse, atteggiamenti da bulli, forse per cercare di guadagnare credito nei confronti di amici o passanti. Ma la violenza deve interrogarci sulla incapacità di relazioni che i giovani di oggi stanno covando dentro, forse anche per colpa della loro alienazione sempre più frequente grazie allo smodato utilizzo delle nuove tecnologie irrobustita dagli anni di pandemia che faticosamente stiamo provando a lascirci alle spalle. Che più che connettere al mondo, come spesso ci fanno credere, realizzano una cortina di isolamento e di incapacità comunicativa sempre più ampia ed evoluta.
Oggi i genitori di molti giovanissimi esprimono preoccupazione e chiedono aiuto alle autorità per il controllo più capillare delle zone cittadine che si trasformano in ring a cielo aperto dopo una certa ora della notte, ma anche alle agenzie educative come la scuola, la chiesa, le istituzioni pubbliche, per costruire una alleanza che oggi serve ed è necessaria per ricostruire un tessuto relazionale che altrimenti rischia di essere fagocitato e distrutto dall’assenza di strategie.
La foto che proponiamo, estratta da uno degli ultimi video di violenza che girano in città, ha forse dei toni forti ma la pubblichiamo, volutamente – nel rispetto della privacy di chi lì era presente (oscurandone i volti) magari con un cellulare in mano per filmare la scena che avrebbe distribuito senza rispetto per i contendenti di li a poco – proprio per amplificare un grido di allarme che tante famiglie impotenti ci chiedono di diffondere. I nostri giovani hanno bisogno di una mano tesa, più che di una tirata di capelli, hanno bisogno di spazi di confronto e socializzazione vera, più che di una stanza vuota in cui riempirsi le ore con giochi violenti o relazioni finte. Forse quei figli per terra, a darsele di santa ragione, domani potrebbero essere i nostri. Ecco perchè crediamo che oggi vadano aiutati tutti quelli che sono già caduti nel vortice della violenza fisica come unica modalità di ragionamento. Che non credono nel dialogo o forse non ne conoscono neppure la bellezza costruttiva, che però, magari, manifestano in piazza per le guerre del mondo, senza sapere che nel nostro giardino ne abbiamo una ancora più devastante che prima di uccidere il corpo, ha già ferito le menti.