Furbetti del cartellino: valanga di assoluzioni nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Evanescence” che, portata a termine nel 2016 dalla Guardia di Finanza, ipotizzava episodi di assenteismo e abbandono del posto di lavoro presso la sede Asp dell’area urbana di Rossano. Nella giornata di giovedì 21 aprile, a sei anni esatti dal blitz che portò alla notifica di 12 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti dipendenti dell’Azienda sanitaria, il Tribunale di Castrovillari in composizione monocratica ha emesso il dispositivo della sentenza di primo grado, le cui motivazioni saranno depositate entro i prossimi novanta giorni. 20 complessivamente i soggetti coinvolti nell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari e condotta dalle Fiamme Gialle, accusati a vario titolo di truffa ai danni dello Stato e false attestazioni.
All’esito dell’istruttoria dibattimentale di primo grado, il giudice Giuseppa Anna Ferrucci ha disposto per tutti e 20 gli imputati l’assoluzione per la maggior parte dei capi di imputazione con la formula “perché il fatto non sussiste”, accogliendo in tal senso le tesi del collegio difensivo composto, tra gli altri, dagli avvocati Ettore Zagarese, Francesco Nicoletti, Maurizio Minnicelli, Cataldo Stasi.
Per due imputati è stata disposta l’assoluzione per due capi di imputazione ai sensi dell’art. 131 bis c.p. ritenendo il reato non punibile in considerazione della particolare tenuità dell’offesa. Il Tribunale ha infine inferto quattro condanne, limitatamente ad alcuni contestati episodi di allontanamento arbitrario dal luogo di lavoro per esigenze non connesse alla prestazione lavorativa mediante la falsa rappresentazione della presenza in servizio, a pene che vanno dai cinque mesi ai sette mesi di reclusione. Per i quattro imputati è stata disposta la sospensione condizionale della pena.
L’inchiesta denominata “Evanescence”, sfociata nel blitz conclusivo del 2016 dopo sei mesi di indagini condotte anche mediante pedinamenti e videoregistrazioni, ipotizzava una serie di condotte illecite da parte di alcuni dipendenti pubblici della sede Asp di Rossano, accusati di abbandonare il luogo di lavoro, dopo aver registrato la propria presenza in servizio, per svolgere attività private. Tra le contestazioni anche lo scambio reciproco di “favori” tra colleghi, relativamente alla timbratura del cartellino.