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«A Dio non interessa cosa hai fatto, ma vuole sapere cosa vuoi fare». E’ la provocazione più grande che don Francesco Faillace, cappellano della casa circondariale di Castrovillari, offre nella omelia del Giovedì Santo ai detenuti della struttura di Viale Cosmai. Nella cappella del carcere si ritrova, per l’emozionante e intima celebrazione della messa in Coena Domini, una rappresentanza ristretta (a causa dell’emergenza Covid) della popolazione detenuta. Insieme a loro il personale di Polizia Penitenziaria, gli educatori e il personale medico. Una “famiglia” alla quale il sacerdote spezza la parola del Vangelo e offre uno spunto di riflessione che sia capace di «far defibrilare il cuore dalla misericordia».
Ai detenuti, uomini e donne con storie di sofferenza che rendono il bagaglio di vita gravoso, don Francesco offre una riflessione che prova ad andare oltre le sbarre che oggi privano della libertà. «Chi ci da il diritto di pensare che non miritiamo il paradiso se la grazia di Dio è gratuita?». Un’interrogativo che prova a scavare nell’intimo del cuore ferito di ciascuna delle persone che ha davanti. «Un cuore che non fa spazio a Dio è un cuore che resta nelle tenebre, ma facendogli spazio il nostro cuore si santifica».
Cosi la settimana santa, con i suoi riti, diventa quell’oggi della storia personale di ciascuno nel quale ripartire per lasciarsi «rianimare» o meglio «defrillare» dalla «misericordia».
Prima di chinarsi in compagnia del dottor Massimo Niutta, della equipe di psicoterapeuti che lavora tra le mura del carcare, per il rito della lavanda dei piedi, rilancia gesti che hanno il sapore della ripartenza dell’animo: l’abbraccio di misericordia della parabola del figliol prodigo, l’accoglienza come momento per dare respiro al cuore, il camminare sulle orme di chi vuole indicarci la strada giusta e la condivisione che segnala la volontà di Dio di offrire la sua grazia a ciascuno a prescindere dal peso delle nostre fragilità.
Poi l’accenno alla figura del Cireneo indicando il personale di Polizia Penitenziaria: uomini e donne che con responsabilità aiutano a portare il peso di una vita dietro le sbarre, accompagnano nella solitudine della detenzione le persone che gli sono affidate.
Riti della settimana santa che oggi sono continuati con la Via Crucis celebrata nel campo di gioco riservato ai detenuti. Accompagnati dai canti e dal servizio degli scout del gruppo Agesci Cassano 1, i detenuti a turno, e il personale di Polizia penitenziaria, hanno portato la croce e le stazioni della passione, ascoltando le letture e le riflessioni offerte dal cappellano.
Segno di una comunità in cammino verso il mistero della Pasqua, anche tra le mura del carcere.