«Nei giorni scorsi mani ignote hanno rimosso tutti i quadri della nostra associazione affissi nell’atrio antistante il reparto di ginecologia». Lo afferma la responsabile del Centro di Aiuto alla Vita di Cassano allo Ionio, Rosella Antonelli, dopo l’amara scoperta fatta nei giorni scorsi dopo le festività di Natale. Dell’accaduto è stato messo al corrente anche l’assiste ecllesiastico, don Carmine De Franco. «Si tratta di uno spiacevole atto di mancanza di rispetto» aggiunge la Antonelli.
Dal 1996 il Centro aiuto alla vita svolge un prezioso servizio di volontariato presso l’Ospedale di Castrovillari incontrando le donne che giungono con richiesta di interruzione volontaria di gravidanza. I volontari del CAV propongono loro un colloquio per cercare di rimuovere le cause che le inducono a tale scelta estrema, come prevede la stessa legge 194, offrendo un’alternativa concreta in favore della vita nascente.
«I quadri – aggiunge la Antonelli – recavano soltanto messaggi positivi, di incoraggiamento alla accoglienza e indicavano la presenza in loco dei volontari per la Vita e i loro recapiti telefonici. Si tratta di un atto vile, perché si è approfittato dell’assenza dei volontari durante le festività natalizie e di un grave atto di mancanza di rispetto verso chi, con regolare Convenzione con l’ASP, offre un servizio gratuito che in 26 anni ha aiutato oltre 380 mamme a scegliere la vita per il loro bambino. Nessuna di loro si è mai pentita della scelta fatta, anzi, quando ci incontrano, ci ringraziano per averle aiutate, per aver dato loro coraggio, per esser stati al loro fianco».
Saputo di quanto accaduto anche il direttore sanitario dell’ospedale, Raffaele Cirone, si è detto «rammaricato per quanto accaduto» anche perchè la direzione ha sempre accolto con favore il lavoro svolto dal Cav e li invita a ripristinare quanto prima i quadri di invito alla vita.
«L’autore del gesto di intolleranza mostra – ha aggiunto la Antonelli – di non conoscere l’operato dei volontari per la Vita che altro non fanno che risvegliare l’innato istinto materno che, a volte, può essere soffocato da paure, solitudine e difficoltà e dimostra di ignorare il dramma vissuto dalle donne nel rimorso di un figlio perduto, dimostra di non conoscere le gravi ripercussioni della sindrome post aborto sulla madre e sull’intera famiglia. Quei 380 bambini non sarebbero nati, eppure le loro madri, per poter avere il certificato per l’IVG, avevano dovuto incontrare un medico ma nessuno aveva aperto la loro mente e il loro cuore per comprendere il valore di quel figlio. C’è stato bisogno di qualcuno che si facesse carico dei loro problemi e tendesse loro la sua mano.
Troppo spesso l’indifferenza verso gli altri si maschera di falso rispetto».