La Calabria ha un nuovo presidio, è il Pecorino del Monte Poro

pecorino monte poro la tranquilla

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CATANZARO – Ha debuttato a Cheese l’appuntamento internazionale del formaggio promosso da Slow Food. Il Pecorino del Monte Poro è l’ultimo arrivato nella platea dei presidi con la chiocciola della Calabria. Al termine di una complessa procedura è stato riconosciuto dalla Fondazione Slow Food. «Un riconoscimento al lavoro faticoso, scrupoloso e appassionato di un gruppo di piccoli allevatori che trasformano il latte con procedimenti che si tramandano fin dal 1500 e che rendono questo formaggio veramente unico» – spiega Alberto Carpino, responsabile dei presidi per Slow Food Calabria. Nato dall’azione coordinata di Fausto Marino, Fiduciario della Condotta Slow Food di Vibo Valentia, di Silvio Greco, direttore scientifico dell’Istituito centrale per la ricerca applicata al mare e responsabile ambiente di Slow Food Italia, il Presidio è stato fortemente voluto dalla Fondazione Slow Food nelle persone di Piero Sardo, Presidente di Slow Food Italia e uno dei massimi esperti mondiali di formaggio e da Salvatore Ciociola funzionario dell’Associazione. «Grande soddisfazione» è stata espressa da Carpino il quale ha sottolineato come «questo risultato, raggiunto grazie alle sinergie messe in campo tra allevatori e strutture tecniche dell’Associazione, premia e mette sotto tutela una delle produzioni più rappresentative calabresi, che era a rischio estinzione». L’allevatore e casaro Gabriele Crudo è l’artefice di questo meraviglioso successo ottenuto insieme a Leonardo Tropea e Sebastiano Caparra (solo trasformatore), con i quali ha dato vita dapprima alla Comunità del cibo del pecorino del Monte Poro e successivamente sono approdati al presidio. Il Pecorino del Monte Poro Presidio Slow Food è stato definito da Piero Sardo uno dei più buoni formaggi al mondo. È fatto con latte crudo proveniente dalle pecore di razza Comisana e Sarda e talvolta dalle pecore di “Malvizza” (una popolazione ovina autoctona poco produttiva e di difficile gestione ma che dà un latte di eccellente qualità), allevate allo stato brado per gran parte dell’anno. Il Monte Poro è un altopiano, a sud-ovest di Vibo Valentia, che fornisce eccellenti pascoli caratterizzati da una grande biodiversità di erbe che conferiscono al formaggio pecorino, unitamente ai trattamenti che subisce in crosta, caratteristiche aromatiche particolari: in certi casi si sentono la menta, il fiore selvatico e il sottobosco; in altre, il fieno secco a cui si aggiunge spesso anche un sentore animale. Il Presidio coinvolge al momento due piccoli produttori artigianali e un trasformatore che lavorano il latte dei propri ovini e quello di alcuni allevatori vicini. Sono loro i due capisaldi sui quali si fonda nella fase di avvio il progetto del Presidio, il cui obiettivo è promuovere il pecorino anche al di fuori dell’area del Monte Poro perché diventi una risorsa per il futuro di questo territorio. In questo modo i produttori che oggi non possono accedere al mercato potranno farlo in futuro, trovando un mercato più attento e sensibile e, auspicabilmente, risorse e sostegno da parte delle istituzioni per realizzare laboratori e stagionature adeguate. Da oggi i produttori del pecorino del Monte Poro presidio Slow Food potranno accompagnare il loro prodotto con “l’etichetta narrante”, un nuovo modo di fare comunicazione introdotto per la prima volta da Slow Food. L’etichetta narrante, (una contro-etichetta), accanto alle indicazioni previste dalla legge, fornisce informazioni precise sui produttori, sulle loro aziende, sulle varietà vegetali o le razze animali impiegate, sulle tecniche di coltivazione, allevamento e lavorazione, sul benessere animale, sui territori di provenienza. Secondo Slow Food, la qualità di un prodotto alimentare è innanzi tutto una narrazione, che parte dall’origine del prodotto (il territorio) e comprende la tecnica di coltivazione, di trasformazione, i metodi di conservazione e, naturalmente, le caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Soltanto la narrazione può restituire al prodotto il suo valore reale.