CIVITA – Era l’usanza di tanti, nei tempi antichi. Ma oggi ritorna di moda con una formula che attrae il turista, affascinato dai ritmi di una festa popolare, e permette di riabitare e rivivere il centro storico. In lingua arbereshe è il “u cumpitu”, il convivio degli amici. Basta un pugno di farina per ammassare la pasta di casa, un pò d’acqua calda, il sugo preparato ad “uso antico” dalle donne del quartiere, un organetto ed un tamburello ed è subito festa. Civita riscopre così l’antica usanza di fare “baldoria” tra amici, e lo fa con spirito nuovo lanciando il nuovo modello di aggregazione sociale on the road. L’ultima “reunion” in ordine di tempo è stata vissuta all’interno del quartiere Sant’Antonio nella parte lata dell’abitato del paese arbereshe, dove la vista sulle gole del Raganello lascia senza fiato. Tra i vicoli del quartiere le case si aprono all’accoglienza, le donne (Dilluzza, Rosetta, Anita, Bettina) indossano il grembiule delle faccende domestiche, e si sporcano le mani di farina impastando le strangule la pasta di casa a quattro dita che viene bollita “dal vivo” (da Vincenzo Micieli) sotto gli occhi dei turisti incantanti. Ad un lato l’organetto di Antonello Gialdino suona la poderosa tarantella che scioglie le inibizioni e coinvolge tutti in vorticose danze ritmate dal tamburello affidato alle mani sapienti di Roberto Talarico. Il vino dell’azienda di Agostino Cerchiara scorre copioso nei “dodici a litro” (il tipico bicchiere di un tempo), il pane è quello fragrante del forno Vito, ed accompagna le pietanze del “cumpitu”: patate e peperoni, verdure saltate con peperoni, formaggio e salsiccia dei produttori locali. Così quello che un tempo era il ritrovo amicale attorno alla tavola diventa evento ed accoglie turisti e curiosi del territorio che in un passaparola generale si ritrovano nel quartiere e fanno festa fino all’alba. Antonella Vincenzi lancia la nuova moda estiva nel borgo arbereshe sempre pieno di turisti in cerca di una vacanza sempre più esperienziale e meno formale. Insieme a lei Michela Cusano, studiosa di pratiche contadine, con la volontà di realizzare eventi itineranti che siano capaci di sviluppare coscienza critica per riabitare il centro storico.