CATANZARO – Arrivano quattro conferme ed una new entry per gli oli calabresi inseriti nella rete dei presidi Slow food dell’extravergine d’oliva. In un’annata estremamente negativa per il settore olivicolo calabrese, grazie al meticoloso ed appassionato lavoro degli imprenditori agricoli interessati, anche quest’anno Slow Food Calabria riesce a portare alla ribalta cinque oli extravergine di oliva di tre province. Alberto Carpino, responsabile dei presidi Slow Food Calabria, annuncia così il risultato ottenuto, dopo aver superato i rigidi protocolli delle analisi sensoriali, per gli oli extravergine d’oliva monocultivar: Cv Spezzanese dell’Azienda Arcaverde di Cerchiara di Calabria, Cv Dolce di Rossano dell’azienda Orolio dei Fratelli Renzo di Rossano, Cv Carolea dell’Azienda Torchia di Tiriolo, Cv Ottobratica, Az. Agricola Sorelle Carzo di Seminara e Cv Ottobratica, az. Agr. Olearia Sangiorgio di San Giorgio Morgeto. Il team dei valutatori composto dal capo panel Pino Giordano, supportato per la parte amministrativa e organizzativa dal Portavoce Regionale Slow Food Maurizio Rodighiero e dal responsabile regionale dei Presidi Alberto Carpino, hanno espresso grande soddisfazione per il lavoro svolto che premia la passione degli olivicoltori calabresi che, a sprezzo delle difficoltà, si sono rimboccati le maniche e hanno consentito di rappresentare la nostra regione nel mondo con prodotti di punta, ciascuno con le proprie peculiarità e profiili sensoriali, capaci di soddisfare i palati pià esigenti a tutte le latitudini. Infatti i presidi Slow Food dell’olio, grazie ai livelli di eccellenza raggiunti vengono esportati in tutto il mondo e sono presenti sulle tavole dei più importanti gourmand. Lo staff di Slow Food regionale, guardando alla grande bioovidiversità caratterizzata da ben 38 cultivar calabresi, auspica di «poter ampliare il paniere dei presidi potendo contare sul grande livello di professionalità raggiunto dagli olivicoltori calabresi che riescono ormai a confrontarsi alla pari, anzi spesso, molto meglio, dei loro colleghi italiani». Ottenere il riconoscimento del Presidio Slow Food è «motivo di grande soddisfazione – afferma Carpino – perché la procedura è estremamente selettiva ed in ogni caso il prodotto è sottoposto annualmente all’esaame del panel». Gli oli del Presidio possono essere dotati dell’ etichetta narrante che racconta del prodotto ma anche del produttore, dell’azienda e delle tecniche di produzione che vengono utilizzate. In Calabria siamo in presenza di oli prodotti da monocultivar, piante secolari e tecniche di produzione rispettose dell’ambiente. Abbandonate le tecniche di coltivazione convenzionali i produttori di Presidio, infatti, attuano tecniche di produzione biologiche o integrate. Ciò comporta una attenzione maggiore e costi di produzione pià elevati che però vengono compensati da un prezzo decisamente più equo e remunerativo. Spesso si tratta di giovani imprenditori che nella vita hanno svolto altri mestieri, professionisti di altri settori, accomunati da una passione antica trasmessagli dai loro genitori. Piccole produzioni che hanno saputo ritagliarsi nicchie in un mercato sempre più competitivo ma che ancora offre ampi spazi, ma solo per le produzioni di altissima qualità come sono quelle del Presidio Slow Food. Il lavoro di selezione degli oli, ma anche degli altri prodotti che aspirano a diventare Presidio Slow Food, partono dalle condotte provinciali dove, in prima battuta, viene valutato il possesso dei requisiti e solo dopo si passa ad una fase di valutazione dei prodotti da parte di un team di esperti in cui sono presenti anche professori universitari. «Chiunque sia a conoscenza dell’esistenza di un prodotto a rischio di estinzione, che abbia forti legami con il territorio ed una storia, può segnalarlo alla condotta competente per provincia che si farà carico di attivare, se ricorre il caso, tutte le procedure per il riconoscimento del Presidio. Sono opportunità che solo una grande organizzazione come Slow Food, capillarmente presente in Italia e nel mondo, può offrire ai piccoli produttori». I Presìdi coinvolgono comunità di produttori disponibili a collaborare e decidere insieme regole di produzione e forme di promozione del prodotto. L’obiettivo è salvare razze autoctone, varietà vegetali e trasformati artigianali che rischiano di scomparire, rafforzando l’organizzazione dei produttori, valorizzando territori di origine, preservando tecniche e saperi tradizionali, promuovendo pratiche sostenibili.