Bere il vino calabrese fa bene all’umore. Lo attesta una ricerca di Umg

calabria vino campferolo

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CATANZARO – Magari molti di voi lo avranno sperimentato di persona, ma ora una ricerca scientifica lo conferma: il vino calabrese fa bene all’umore. Soprattutto se prodotto con un monovitigno scaccia via la tristezza. A dirlo con dati scientifici alla mano uno studio condotto dall’equipe del Prof. Stefano Alcaro del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Laboratorio di Chimica Farmaceutica che ha focalizzato l’attenzione su questo effetto biologico, in particolare ad opera di un componente meno conosciuto rispetto ad altri polifenoli, chiamato campferolo. Da sempre si dice che un bicchiere di vino fa bene al cuore e che in particolare il vino rosso è una straordinaria risorsa di sostanze bioattive di grande interesse in campo nutraceutico. Nel nettare delle uve sono contenuti classici componenti, come il resveratrolo ed altri antiossidanti, e sostanze riconducibili a semplici polifenoli come la quercetina, che possono, forse, fare qualcosa in più di quanto già noto. Riescono, si è scoperto, a modulare l’azione di enzimi essenziali per l’umore e il senso di benessere dell’organismo, che controllano il metabolismo di alcuni neurotrasmettitori che, nel sistema nervoso centrale, presiedono sulle nostre emozioni. I dati scientifici della ricerca catanzarese hanno focalizzata l’attenzione su campferolo attraverso alcune analisi approfondite condotte sul vino Magliocco di Giuseppe Calabrese, sul Gaglioppo dell’azienda ‘A Vita ed il Nerello dell’azienda Tramontana. I risultati dei ricercatori hanno evidenziato un contenuto significativo di tale componente che potrebbe giustificare, almeno in parte, l’effetto benefico sul buon umore, in quanto capace di modulare la degradazione dei principali neurotrasmettitori coinvolti. Questo studio, pubblicato da pochi giorni su una delle riviste americane di riferimento del settore, è solo il primo di tanti altri che potrebbero condotti. Nei vini vi sono, oltre all’etanolo, la quercetina, il campferolo e altri polifenoli, centinaia di componenti non sempre investigati in maniera scientificamente approfondita, soprattutto su quelli prodotti in Calabria. Questo primo esperimento si spera possa stimolare l’interazione tra i produttori, gli enti locali e i gruppi di ricerca che operano in Calabria per estendere con altre investigazioni gli studi sulle proprietà nutraceutiche dei vini e di altri prodotti tipici del territorio. Dunque se prima c’erano tanti buoni motivi per scegliere il vino regionale, ora ce n’è uno in più: scegliere una etichetta di produzione calabrese ci farà tornare il sorriso sulla bocca.