CASTROVILLARI – E’ partita ufficialmente con lo spettacolo “La Ballata del circo perduto” del Teatro Alchemico (nella foto) – al quale è stato assegnato il premio Frontiere aperte – la sesta edizione del Calabbria Teatro Festival organizzato dall’Associazione Culturale Khoreia 2000 con il contributo della Regione Calabria – il festival rientra nel calendario degli eventi finanziati dal bando sugli eventi culturali – il Parco Nazionale del Pollino, i comuni di Castrovillari, San Basile ed Acquaformosa, in collaborazione con le associazioni Integrando.Sì, Mystica Calabria, Sprar di San Basile, Gruppo Archeologico del Pollino, Act, Castrovillari Città Festival, Cidis Onlus ed Agesci. Presentato con una conferenza stampa ufficiale il festival si arricchisce quest’anno di tante novità, decine di spettacoli, festival dei corti, incontri, mostre, dibattiti, confronti a tutto tondo, enogastronomia e contaminazione che ruotano attorno al tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. Dal 10 al 16 ottobre decine di appuntamenti per “tutti i palati” con una particolare attenzione ai bambini ed ai giovani. Speciale ricordo dedicato ad Enzo Tortora. Un festival che è diventato ormai patrimonio culturale della città anche per la sua «sensibilità magistrale – ha dichiarato il vice sindaco, Francesca Dorato – di trattare temi di grande attualità, e per utilizzare la cultura come linguaggio universale per abbattere le diffidenze». Il festival che vede la direzione artistica di Rosy Parrotta e la direzione organizzativa di Angela Micieli è entrato «a pieno titolo nella lista dei grandi eventi culturali finanziati dal Parco Nazionale del Pollino – ha sottolineato in conferenza stampa il Presidente dell’Ente Parco, Domenico Pappaterra – Siamo convinti – ha continuato – che con eventi come questo di grande qualità, la promozione dell’agroalimentare, unitamente alla promozione turistica e la valorizzazione dell’ambiente possiamo raccontare le bellezze del nostro territorio che, di recente, all’edizione di Terra Madre 2016 ha spopolato riscuotendo grande interesse ed apprezzamento. Il protagonismo del territorio sta dietro a chi lavora sul campo e si sporca le mani come Khoreia 2000». Un festival che allunga il suo periodo di vita, con una settimana di spettacoli, incontri, mostre dibattiti, senza dimenticare l’attenzione ai bambini – che saranno coinvolti in un laboratorio di esperienza teatrale curato da Anna Rita Gullaci, insegnante specializzata in didattica del teatro – e nei laboratori creativi a cura di Rosa Gugliotta, e dei giovani (in particolare gli studenti del Liceo Scientifico “E. Mattei”) che saranno coinvolti nella stesura di un giornale del festival che verrà pubblicato alla fine dell’esperienza culturale, e di quanti si vorranno coinvolgere nell’arca della cultura contaminativa che il festival propone in particolare con il laboratorio fotografico “Multivisioni” di Francesco Propato. Diciassette spettacoli, un festival dei corti teatrali curato dalla giuria tecnica composta da Ilaria Guidantoni, Diletta D’Ascia, Francesca Scopelliti, quest’ultima compagna di Enzo Tortora alla cui figura verrà dedicato un ricordo speciale giovedì 13 ottobre con la presentazione del libro “Lettere a Francesca” previsto per le ore 18.30 nel Protoconvento Francescano. Un festival ricco di tanti appuntamenti e con «un forte impatto turistico ed economico – ha spiegato Angela Micieli – con oltre sessanta artisti che soggiorneranno nelle strutture ricettive della città, tante maestranze impiegate, la volontà di raccontare il territorio anche grazie al coinvolgimento delle guide ufficiali del Parco nazionale del Pollino che proporranno una serie di passeggiate conoscitive nelle location più significative del comprensorio». Ma soprattutto un festival contemporaneo perché dedicato ad una tematica, come l’immigrazione, che «è un fenomeno che va governato – ha sottolineato commosso Giovanni Manoccio, delegato all’immigrazione per il governo regionale – e che ha bisogno di gente appassionata che voglia contaminarsi con le culture diverse dalle nostre che aiutano a vivere, crescere, avere una speranza. Tutto questo significa investire in cultura» ribadendo anche l’importante messaggio che arriva dal Comune di Castrovillari che ha scelto «il sistema pubblico dell’accoglienza, lo Sprar, che è alternativo alla geopolitica della paura» delle diversità. Il Calabbria Teatro Festival si riconosce sempre di più per una poetica di impegno civile che vuole «tracciare una strada che inviti alla riflessione senza paura della diversità» – ha sottolineato Rosy Parrotta, direttore artistico dell’evento – ed è per questo che «investiamo sempre più nelle giovani generazioni che sono il nostro pubblico di domani ma anche il nostro futuro nella società che vogliamo aiutare a far crescere con una mentalità aperta alla condivisione». Parla chiaro l’immagine guida dell’edizione 2016 del festival: due bambini, Iacopo e Kevin (l’uno italiano e l’altro ospite dello Sprar di San Basile) che giocano insieme con le barchette di carta in una tinozza, con lo sguardo carico di speranza, lontani da ogni pregiudizio. Una immagine di speranza che sottolinea lo spirito con il quale il festival nasce e che rappresenta la sintesi di ciò che l’esperienza culturale vuole augurare a quanti in essa si coinvolgeranno.