Metropolitalia – linea B. Storie a confronto firmate da Rosy Parrotta

METROPOLITALIA

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CASTROVILLARI – L’associazione Khoreia 2000 ha portato in scena sabato sera al teatro Sybaris la sua nuova produzione inserita nella XVI Stagione Teatrale Comunale. Lo spettacolo dal titolo “Metropolitalia – Linea B” scritto e diretto da Rosy Parrotta con Giovanni Pisani, Martina Daniele, Angela Micieli e Luca Delle Cave, pone a confronto quattro storie di vita quotidiana di persone che mettono a nudo il proprio “sentire” raccontandosi al pubblico rientrando poi nello spazio della loro esistenza, quell’area lineare e talvolta “stretta” simile a quella di una metropolitana dove il tic tac dell’orologio ordina il tempo delle loro azioni. La prima storia è quella di un pensionato che in vernacolo talvolta simpatico lamenta il tempo del riposo, da un lato la meritata pensione ma dall’altra l’insoddisfazione di non aver contato mai nulla nella vita familiare gestita dalle sue donne: la moglie, le figlie e il peso ingombrante di una suocera che ha limitato e condizionato da sempre le scelte della sua vita coniugale. Subito poi la storia della piccola donna cresciuta troppo in fretta che sceglie di utilizzare il suo corpo come una merce di scambio, un racconto che la stessa non esprimerà a parole ma attraverso le danza perché in alcune circostanze le parole sembrano mancare per descrivere drammi così profondi. In scena poi la donna over 40 che si guarda allo specchio e non accetta le rughe che sul suo viso che segnano il tempo trascorso così decide di recarsi da un chirurgo estetico affinché le sognate iniezioni di acido ialuronico diventino realtà. Ma proprio quando vi è la certezza di aver preso la giusta decisione di “rifarsi” cambia idea a seguito di un articolo che legge sul giornale di un passeggero in metropolitana: “La vera bellezza è di Lucia Annibali sfregiata con l’acido da due uomini assoldati dal suo ex, la donna che nonostante tutto ha il coraggio di mostrarsi  così perché la bellezza non è perfezione, ognuno è bello a modo suo”. Il finale dello spettacolo ha come protagonista invece un ragazzo che racconta di essere affetto da diciotto anni da sclerosi multipla e il tutto  ebbe inizio quando giocando a pallone tra amici cominciò a vedere doppio. “Da lì una vita da schifo, il mio posto è qua nella malattia e non posso fuggire. Ho imparato a fare delle rinunce, ho imparato che le peggiori barriere sono quelle mentali, ho imparato a sentirmi diverso essendo me stesso, non potrò più correre ma ho smesso di sopravvivere perché ho deciso di vivere”.  Un viaggio particolare di ciascuno dei  protagonisti che ha coinvolto l’animo e la coscienza del numeroso pubblico.