Il teatro di “Eduardo” protagonista domenica a Morano

ditegli sempre di si

ditegli sempre di si

 

 

 

MORANO CALABRO  – Quarto appuntamento all’auditorium comunale con la XIV stagione di TeatroMusica. Domenica 14 , alle 18,30, tocca ai padroni di casa de L’Allegra Ribalta, organizzatrici della rassegna, che, dopo una mini-tournée in terra siciliana, si cimentano con uno dei più importanti titoli della drammaturgia eduardiana

“Ditegli sempre di sì”.  Lo spettacolo, omaggio al genio di Eduardo nel trentennale della sua scomparsa, sarà replicato domenica 21 dicembre alla stessa ora. “Ditegli sempre di sì” affronta come tema centrale quello della pazzia, presente anche ne “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta, ed affrontata dallo stesso Eduardo in “Uomo e galantuomo”. Se però in quest’ultimo testo la pazzia del protagonista viene simulata per sfuggire a situazioni scomode e imbarazzanti, in “Ditegli sempre di sì”, al contrario, il protagonista è davvero malato di mente e, poiché questa condizione è stata tenuta nascosta, le sue stranezze saranno la causa di equivoci e situazioni imbarazzanti. Diretti da Casimiro Gatto, sulla scena ci saranno Adele Schifino, Alessandro Laitano, Domenico Laitano, Emilia Zicari, Fedele Fuscaldo, Franco Vacca, Gaetano Lo Tufo, Katia Sartore, Mariella Salerno, Roberto Coscia, Rosaldo Principe, Teresa Rosito e Vincenzo Forte. Protagonista della commedia è Michele Murri, un pazzo vero, fissato sulle parole, che va sentenziando che la gente non parla con vocaboli appropriati, creando così equivoci e fraintendimenti. Una volta fuori dal manicomio sembra perfettamente a posto, anche se prende tutto troppo sul serio: se la sorella zitella afferma che le piacerebbe sposare il vicino di casa, subito diffonde la voce del matrimonio; se un amico di famiglia giura che farà pace col fratello solo da morto, ecco che si affretta a mandare un telegramma con la dolorosa notizia; se qualcuno dà del matto a Luigi, lo spasimante della figlia, Michele tenta di tagliargli la testa, perché è lì, dice lui, che s’annida la pazzia. In questo testo di Eduardo de Filippo, scritto nel 1925 in pieno regime fascista e dunque fortemente “politico”, è invece evidente la tesi morale: la società ottusa, ipocrita e conformista mette inesorabilmente all’indice chi è “diverso”, estromettendo quindi inevitabilmente i pazzi “veri”, come Michele, ma anche gli estrosi, gli stravaganti, come il giovane e spiantato artista Luigi, che non potendo proteggersi neppure dietro la facciata della patologia medica è il vero escluso.