Europe Connection: il festival si lascia contaminare dalla drammaturgia straniera

PdT2018 Europe Connection

PdT2018 Europe Connection

 

CASTROVILLARI – Profuma d’Europa l’edizione 2018 di Primavera dei Teatri. Il festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea non poteva che lasciarsi contaminare anche da tutto quel respiro estero, in particolare che arriva dall’est del continente, per diventare davvero una finestra sul mondo contemporaneo della scrittura teatrale. Un percorso collettivo, interessante, profondo di confronto e scambio artistico e culturale promosso con il sostegno della Regione Calabria e del Comune di Cosenza, che nasce dal partenariato con Fabulamundi e che per tre annualità farà incontrare, complessivamente, nove drammaturghi stranieri con altrettante compagnie calabresi. La Calabria che vive nel centro del Mediterraneo, dunque, si è lasciata “invadere” culturalmente da respiri europei proprio in un tempo in cui, anche politicamente, qualcuno vede l’Europa molto lontana e distante. Nemica. La cultura, invece, ha saputo realizzare un’altra via, quella del possibile. Della convivenza e dello scambio, lasciando intravedere caratteri simili tra paesi, e diversità che invece arricchiscono e fortificano le identità territoriali. Andrea Porcheddu, critico che da trent’anni è un un tutt’uno con il teatro italiano, nel chiostro del Palazzo di Città ha coordinato il racconto della prima esperienza residenziale e produttiva di Europe Connection (presentata da Dario De Luca e Settimio Pisano), il progetto sulla drammaturgia Europea che ha portato in scena a Primavera dei Teatri le prime tre opere frutto della contaminazione tra i testi di Alexandra Badea (scrittrice e regista franco rumena), Tomasz Man (drammaturgo polacco) e Roman Sikora e gli artisti calabresi Saverio Tavano, la compagnia Brandi/Orrico e Francesco Aiello. Una «esperienza straordinaria» è stata definita a più voci che ha permesso innanzitutto di «far leggere la drammaturgia» che oggi in pochissimi fanno perchè si pubblica poco, e che rappresenta una «idea geniale» perchè ha messo in relazione i testi con gli artisti, i registi con gli interpreti, dando a ciascuno il proprio ruolo. A supervisionare su questo mix culturale e sociale un osservatorio critico composto da Renzo Francabandera, Katia Ippaso e Leonardo Mello i quali hanno riferito della «bellezza disinteressata di un incontro» che ha permesso di evidenziare la potenza della cultura quando è «libera dai pregiudizi». Tutti e tre i progetti sono stati attraversati dallo sguardo di Paola Abenavoli. L’esperienza in sè ha mostrato la forza democratica del teatro, la potenza dell’incontro, della relazione tra diversità culturali in particolare in un contesto moderno in cui il pericolo dei nazionalismi e sempre dietro l’angolo. Una forte idea di Sud che vuole dialogare con il resto del mondo di cui si sente parte ed al quale vuole dire qualcosa e dal quale ha bisogno di sentirsi raccontare delle storie di identità che si trasformano in altrettanti momenti di confronto con le proprie radici. Una finestra sul mondo che si ha la fortuna di poter guardare, stando seduti in una platea di teatro. La nostra Primavera contemporanea sull’Europa di oggi.